
Samardo Samuels, giamaicano di 35 anni, ha giocato per due stagioni con l’Olimpia
Milano – Quando ha visto i carabinieri nel cortile interno, si è messo a urlare “I’m a champion, i’m a big champion, i’m not a criminal”. In effetti, la prima parte dell’affermazione non fa una piega: Samardo Samuels, trentacinquenne originario della giamaicana Trewalny, è un campione di basket. Per tre anni, tra il 2010 e il 2013, ha indossato la maglia dei Cleveland Cavaliers (con passaggi nelle serie inferiori della pallacanestro professionista americana), mettendo insieme poco più di 1.100 punti in 109 partite. Al di là della pur prestigiosa avventura in Nba, la traccia più significativa della sua carriera ad altissimo livello l’ha lasciata all’ombra della Madonnina: con la casacca biancorossa dell’Olimpia, ha conquistato lo scudetto nella stagione 2013-2014, per poi partire nell’estate del 2015 con destinazione Barcellona. Quindi il ritorno in Italia a Brindisi e altri contratti in giro per l’Europa.
Da Milano, però, non se n’è mai andato, se è vero che vive in uno stabile di via Valtellina. Lì dove sabato sera i carabinieri del Nucleo Radiomobile l’hanno arrestato per atti persecutori e per violazione del divieto di avvicinamento (notificato lo scorso 20 febbraio) a due inquilini che lo avevano già denunciato nel 2024. L’ultima parte di una storia che va avanti da mesi (e che solo tra il 23 febbraio e il 6 marzo ha generato cinque interventi di volanti e gazzelle) inizia alle 20.50 di due giorni fa, quando una donna chiama il 112 per segnalare che c’è un uomo nell’androne che impedisce a lei, al marito e ai due figli minorenni di rientrare a casa: i quattro sono rintanati nel seminterrato di una delle scale del condominio, con i due ragazzi in lacrime per lo spavento. Arrivati in via Valtellina, i militari notano subito il gigante di due metri: musica alta, alcolici e un cane corso senza guinzaglio né museruola.
Gli investigatori dell’Arma invitano Samuels ad abbassare il volume, mettere in sicurezza il molosso e mostrare un documento. Lui finge di non comprendere l’italiano e, con la scusa di dover accompagnare l’animale in casa, si chiude dentro. Nel frattempo, la famiglia impaurita esce e raggiunge finalmente l’abitazione al primo piano. Il cestista si affaccia alla finestra: inizia un dialogo a distanza coi carabinieri, fin quando il trentacinquenne, evidentemente rassicurato da una conversazione con l’avvocato, scende a più miti consigli e si lascia identificare. Le generalità in banca dati rimandano alcuni precedenti per reati contro la persona e soprattutto il procedimento in corso, con tanto di divieti di avvicinamento al marito della coppia “in ostaggio” e a un’altra residente di 61 anni. A quel punto, Samuels viene accompagnato in caserma.
Poco dopo, si presentano alla Montebello altri tre abitanti dello stabile, che sporgono querela: dalle parole messe a verbale emerge il terrore di una donna, che dichiara di essere stata costretta a cambiare le abitudini di vita; così come il pensiero di un’altra di mettere in vendita la sua abitazione, dalla quale esce “solo quando è costretta, limitandosi a recarsi a lavoro, a fare la spesa e a portare i figli a scuola”. Racconti che vanno approfonditi, certo, ma concordanti e dettagliati nel tratteggiare l’identikit di un presunto stalker seriale. Stamattina Samuels si presenterà alle 11 davanti al giudice della direttissima, come disposto dal pm di turno Marco Cirigliano. A fine 2017, non lontano da via Valtellina, lo sportivo aveva posteggiato la Porsche Panamera su un parcheggio per disabili in viale Jenner: quando la legittima proprietaria ne aveva rivendicato l’utilizzo, il giamaicano era sceso dall’auto e l’aveva insultata, battendo i pugni per un paio di volte sul cofano.