ANDREA GIANNI
Cronaca

Debito di quasi mezzo milione cancellato dalla 'salva suicidi'

La donna, nullatenente, si è trovata sulle spalle le aziende dell’ex marito. Decreto pilota: verserà parte dello stipendio per 5 anni, mille euro per vivere

Cartelle esattoriali (Archivio)

Milano, 5 dicembre 2020 - Un debito di circa 443mila euro sulle spalle e nessun bene mobile o immobili da mettere sul tavolo per saldarlo, se non uno stipendio da impiegata di 1.200 euro mensili. Una milanese ha trovato una boccata d’ossigeno grazie alla legge 3 del 2012, la cosiddetta “salva suicidi“ che interviene in caso di crisi da sovraindebitamento consentendo di pagare in rate sostenibili, e al provvedimento del giudice del Tribunale fallimentare di Milano Sergio Rossetti che ha permesso alla donna di ottenerne i benefici liquidando – in assenza di altri beni – una parte del suo salario per i prossimi cinque anni.

Lo scenario, emerge dalle carte del procedimento, è quello di una crisi che ha portato la donna sull’orlo del precipizio. Alla 50enne erano state infatti intestate le attività imprenditoriali – tre bar e un negozio di prodotti da forno – dell’ormai ex marito che per anni non avrebbe pagato le tasse. La coppia si è separata nel 2014 e la donna, rimasta a vivere con il figlio, nel 2015 si è vista recapitare a casa una cartella esattoriale da 443mila euro, figurando come titolare di società nelle quali, secondo la sua versione, non avrebbe mai avuto ruoli gestionali. Un impasse che l’ha spinta, assistita dallo studio Legge3.it, specializzato nel sovraindebitamento, a tentare la strada della legge “salva suicidi“, rivolgendosi all’organismo della Camera di commercio che poi ha nominato come gestore della crisi il Tribunale.

Nelle sua relazione il giudice Rossetti riconosce che "la ricorrente versa in una situazione di sovraindebitamento essendo evidente il perdurante squilibrio fra le obbligazioni imputabili allo stesso ed il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, costituito dalla quota del proprio stipendio". La donna ha quantificato in 1.050 euro al mese netti i soldi necessari per vivere: 650 euro fra vitto e alloggio, 150 per le bollette, 100 per mezzi pubblici e benzina, oltre ad altre voci come abbigliamento e spese mediche spalmate nell’anno. Ha offerto quindi alla procedura di liquidazione una somma di 150 euro mensili per 5 anni, che hanno permesso di abbattere il debito a 9.750 euro.

Somma che il giudice, esaminate le carte, ha ritenuto "congrua", dando il via libera alla procedura."In questo caso – spiega Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it – molto ha pesato la lungimiranza del Tribunale di Milano, che ha permesso alla donna di ricevere i benefici della legge nonostante non avesse beni mobili ed immobili da mettere a disposizione".