GIULIA BONEZZI
Cronaca

“Mamma sta male”: donna in arresto cardiaco salvata da due volontari della Croce Rossa

Milano, Giuseppe e Nando erano in zona Niguarda per un servizio programmato. "La donna è andata in arresto davanti a noi. Facciamo del nostro meglio".

Esercitazione di soccorso. Foto dalla pagina Facebook della Croce Rossa

Esercitazione di soccorso. Foto dalla pagina Facebook della Croce Rossa

Milano – Venerdì mattina, quartiere Niguarda. Giuseppe e Nando, volontario e dipendente della Croce Rossa di Milano, sono lì per un "servizio Mm". Un tipo di trasporto sanitario, spiega Giuseppe, settant’anni, in pensione da due dopo quarant’anni da elettricista e antennista, impegnatissimo nel volontariato tra Guardie ecologiche volontarie e la Cri. "Ho iniziato nel ’72 come pioniere, poi sette anni di ambulanza. Poi ho dovuto scegliere: o fai le notti senza dormire, oppure la mattina vai a lavorare sui tetti. Nel 2015, con la mia compagna, mi sono rimesso in gioco. Adesso non faccio più il 118 per limiti d’età e mi sono “autodeclassato” ad Ats".

Trasporti sanitari programmati, accompagnare pazienti alle visite o alle terapie con l’ambulanza o un furgone attrezzato e "la cardiopatica", sedia-portantina per scendere le scale, che a Milano viene utilizzata anche per un altro servizio, in gergo "Mm": portare inquilini giù e su nei palazzi popolari (anche dell’Aler) in cui l’ascensore è rotto o non c’è. Ma gli operatori si formano continuamente, "dobbiamo sempre essere pronti. Se il paziente all’improvviso va in arresto cardiaco non stai lì a pensare a cosa devi fare, lo sai, parti a razzo e fai del tuo meglio".

A Giuseppe è capitato quattro volte, tre col 118 e l’ultima venerdì: "Eravamo in anticipo, aspettavamo l’ora per salire al sesto piano. C’era una famiglia, padre madre e due figli; noto i piedi di lei fuori dall’auto in posizione innaturale. Chiediamo se hanno bisogno: “Mamma sta male”. Mentre Nando apre la portiera sento un rumore che mi gela il sangue: gasping". Il "respiro agonico" che precede l’arresto cardiaco. "Dico: “Giù a terra subito” e partiamo con le manovre di rianimazione cardiopolmonare, il figlio chiama il 112. Dopo un paio di minuti sento la sirena dell’ambulanza, la caposervizio continua la rianimazione; arriva l’automedica con la dottoressa. Non c’è più bisogno di noi, così andiamo a prendere il nostro paziente". Cosa sia successo alla donna, Giuseppe e Nando non possono saperlo: "Questione di privacy", è così per tutti i soccorritori. In un post social la Cri scrive che hanno "salvato una vita"; loro sanno di aver iniziato subito il massaggio, bloccando il contatore dell’arresto cardiaco (quattro minuti danni cerebrali, dopo dieci irreversibili): "Noi facciamo il nostro dovere e speriamo di averli salvati".