Salta gli allenamenti per evitare la bocciatura a scuola: la squadra di calcio lo caccia

Milano, il 16enne deve recuperare italiano, inglese e storia. E la società a tre settimane dall’inizio del campionato comunica: rosa completa

Calcio

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Milano - "Posso raccontarle cos’è successo a mio figlio? Lui è nato nel 2006, giocava nell’Under 17 di una delle più note scuole calcio di Milano. Si, giocava... o avrebbe voluto farlo. Ora sta studiando, frequenta un istituto tecnico cittadino e siccome ha tre materie da recuperare non può allenarsi. Purtroppo il 26 agosto ho ricevuto una telefonata dal direttore sportivo il quale mi comunicava che il ragazzo non rientrava più nei piani tecnici e che avevano preso altri attaccanti...". Ci sono bambini di 8-9 anni non confermati e invitati via mail o tramite un WhatsApp a cercarsi un’altra squadra anche se sono “pulcini“ (pre-agonistica), ora scopriamo anche che ci sono ragazzi messi da parte perché in difficoltà con lo studio.

Il pallone si sgonfia anche così e lo sfogo-denuncia di papà Gianluca fa riflettere. Lo sport è benessere, gioia, divertimento. Pure delusione, vero, perché metabolizzare una sconfitta non è semplice. Ma dover rinunciare al sogno a tre settimane dall’inizio dei campionati (gli “allievi“ 2006 iniziano il 18 settembre) è difficile da accettare. "Dopo la telefonata ricevuta ho scritto al presidente - racconta papà Gianluca - ricordandogli che a giugno è stata la sua società, spinta dall’allenatore a chiedere la conferma di mio figlio. Il mister stravedeva per lui, da difensore lo aveva utilizzato come punta esterna ed erano arrivati anche gol importanti. Io e mia moglie avevamo firmato il cartellino, la dirigenza sapeva che il ragazzo doveva recuperare in italiano, inglese e storia, ma ci disse che non c’erano problemi. Mio figlio avrebbe saltato le prime due settimane di allenamento, visto che la squadra è stata in ritiro dal 23 al 29 agosto in montagna, per poi riprendere il 5 settembre per rimettersi al passo con i compagni... E invece hanno deciso di non aspettarlo e di puntare su altri. Ma a questa gente dico che non si scherza con i sentimenti e la passione dei ragazzi per il calc io". È un fiume in piena il signor Gianluca. "Solo due giorni fa sono passato dalla segreteria a firmare lo svincolo consensuale, e ho visto grande imbarazzo, anche se il presidente non si è degnato di rispondermi. Siamo affranti, ad oggi le “rose“ sono al completo. Ma forse è meglio che sia andato via da una società così... Se mio figlio ha ancora voglia farà un provino altrove, senza pretese. Poi sarà il nuovo mister a giudicarlo sul campo appena starà in forma...". Resta però la grande amarezza: "Uno dei grandi mali dello sport, soprattutto nel dorato mondo del pallone, è non avere rispetto nei confronti dei ragazzi. Parliamo di una scuola calcio, seppur d’élite, non di Inter, Milan o Real Madrid. Quello che è accaduto è veramente senza senso, a livello tecnico e umano".

Parole che non lasciano indifferente anche Agostino Malavasi, uno dei più apprezzati e conosciuti dirigenti del calcio giovanile milanese, per quarant’anni (dal 1979 al 2019) presidente del Cimiano Calcio, nota scuola calcio della città. "Mi trovo a dover commentare qualcosa di incredibile: vero, anche io ho mandato via dei ragazzi, ma solo per motivi disciplinari. Magari perché non rispettavano i compagni di squadra e l’allenatore, oppure per il comportamento dei genitori, ma a fine agosto non si manda via nessuno per “motivi tecnici“. Mi sembra solo una scusa, però ricordo che quando c’è di mezzo lo studio si ha il dovere di aspettare un ragazzo, soprattutto se pochi mesi prima si è deciso di confermarlo. Quanto accaduto a questo ragazzo è fuori dal mondo e io certamente non avrei mai fatto una cosa del genere. Mi rendo conto che tante cose stanno cambiando, ora c’è più la corsa ai guadagni e non a formare i ragazzi...".

 

 

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