Sala: "Parte della città è ferma per chi lavora da casa"

Il sindaco non arretra su smart working e salari differenziati: "Il sistema pubblico deve essere riformato"

Beppe Sala

Beppe Sala

Milano, 14 luglio 2020 - Non arretra, il sindaco Giuseppe Sala. Né sulla necessità di superare il lavoro a distanza né sulla necessità di avere salari differenziati in base al diverso costo della vita nelle varie regioni.

Quanto al lavoro da casa, Sala torna a ribadire la sua posizione dai microfoni di Sky: «È evidente che una parte della città è ferma perché qualcun altro non lavora in presenza. Capisco che c’è una necessità di smart working, però non consideriamola normalità. Se dovessimo considerarlo normalità – prosegue il primo cittadino – dovremmo ripensare la città e ripensare la città richiede tempo. Mi dicono che difendo bar e ristoranti: certo che li difendo, ma non penso solo a loro, penso ai taxi, a tutto il mondo dello spettacolo, gente che normalmente non ha un contratto, vive se lavora. Che fanno queste persone se la città è vuota?». Quindi il tema dei salari, che nei giorni scorsi ha innescato la reazione risentita del Meridione. Stavolta Sala parla ai microfoni Rai. «Ogni città ha le sue peculiarità ed è necessario affrontare la questione. Se vogliamo fare un passo avanti rispetto al mondo del pubblico è necessario pensare ad una riforma significativa. Faccio tre osservazioni. La prima è che nel mondo del privato tra Nord e Sud ci sono differenze di retribuzione significative, lo Svimez parla di un 20%. Ma se si tocca il pubblico questo diventa un tabù. Di pubblico non si può discutere e questo diventa un problema. In Italia ci sono 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici e tutti noi spesso ci lamentiamo di come funziona il sistema pubblico, ma se si tenta di ipotizzare qualcosa che vada verso una riforma delle regole c’è l’alzata di scudi. C’è una contrattazione nazionale che definisce le regole con cui viene gestito il lavoro pubblico ma c’è anche una contrattazione locale ed è a quella a cui io mi riferisco. A Milano abbiamo siglato con i rappresentanti sindacali e i nostri dipendenti un accordo integrativo che mira a concedere una variabilità nello stipendio in funzione della performance che per un dipendente pubblico deve voler dire una cosa, il servizio al cittadino».

E sul tema interviene anche Massimo Bonini, segretario della Cgil di Milano: «L’argomento non va preso dal punto di vista Nord e Sud. Tra il Nord e il Sud del Paese ci sono già troppe disuguaglianze e Milano deve contribuire ad unire il Paese e non a dividerlo di più». 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro