Ruby ter, le tre testimoni "chiave" non saranno parti civili

In questo modo non avranno diritto al risarcimento. A sorpresa una teste estromessa rientra in aula e protesta perché non vuol essere allontanata

Altra svolta nel processo Ruby ter

Altra svolta nel processo Ruby ter

Milano, 14 gennaio 2019 - Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil, le tre giovani testimoni 'chiave' nei processi sul caso Ruby, sono state estromesse dal processo sul caso Ruby ter, a carico di Silvio Berlusconi e di altri 27 imputati, e non saranno più parti civili nel dibattimento. Lo hanno deciso i giudici delle settima sezione penale di Milano accogliendo un'istanza della difesa dell'ex premier, rappresentata dal legale Federico Cecconi. Resta parte civile, invece, la Presidenza del Consiglio con l'Avvocatura dello Stato.

L'ESCLUSIONE - Il collegio, presieduto da Marco Tremolada, in sostanza, decidendo sull'istanza di esclusione delle parti civili presentata dalla difesa del leader di FI, ha deciso che le tre giovani non possono essere parti civili e non possono, dunque, chiedere un risarcimento danni nel processo, perché il reato di corruzione in atti giudiziari, al centro del processo come quello di falsa testimonianza, è "offensivo" nei confronti dello Stato soltanto e non di altre parti, come le ragazze appunto. Tra l'altro, nelle scorse udienze era emerso che la difesa di Mariarosaria Rossi, senatrice di FI, stretta collaboratrice di Berlusconi e imputata per falsa testimonianza, stava trattando proprio con i legali delle tre parti civili (già parti civili nel processo ' Ruby bis' dove hanno ottenuto risarcimenti) per offrire risarcimenti extragiudiziali. Risarcimenti che, se accettati, avrebbero avuto come conseguenza la loro uscita dal processo. Da quanto si è saputo, però, le trattative sul piano economico non sono andate a buon fine (erano arrivate richieste dalle ragazze anche di 3 milioni di euro di danni), ma ora la decisione dei giudici ha portato fuori di fatto le giovani dal processo.

LA PROCURA - Per la Procura, invece, Ambra, Imane e Chiara, dovevano essere parti civili perché, come spiegato nella scorsa udienza dall'aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio, "hanno sofferto un danno da stress di fronte ad un esercito di altre ragazze eteroindirizzato" da Berlusconi. Le tre, infatti, "sostenevano una tesi", quella del "bunga-bunga" ad Arcore, mentre tutte le altre riportavano la stessa versione delle "cene eleganti" con "testimonianze false che sono ormai una verità assoluta certificata da sentenze definitive".

IL FUORIPROGRAMMA - È rientrata in aula, dopo che i giudici avevano deciso la sua esclusione dal processo 'Ruby ter' assieme a quella delle altre due giovani testi 'chiave' nel caso Ruby, e ha protestato Imane Fadil quando i giudici, su richiesta di uno dei legali, l'hanno invitata ad uscire. A notare la sua presenza in aula è stata l'avvocato Nadia Alecci, legale della senatrice Mariarosaria Rossi, anche lei imputata, e si è rivolta ai giudici per chiedere di farla allontanare, non essendo più la giovane parte civile e, anzi, essendo lei una delle testimoni del dibattimento (un teste non può assistere alle udienze prima della sua deposizione). Quando il presidente del collegio Marco Tremolada ha detto a Fadil che doveva uscire dall'aula, la ragazza ha provato a protestare dicendo che era un suo diritto rimanere in aula, ma i giudici le hanno fatto capire che non era così.

L'ITER - Il processo proseguirà il 4 febbraio, quando i pm risponderanno sull'istanza della difesa di Silvio Berlusconi di trasferire il processo a Siena e poi in un'udienza successiva i giudici decideranno. 

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