NICOLA PALMA
Cronaca

Narcos e procuratore dell’Aia, la Dda invia gli atti alla Figc. Abodi: "Stop zone grigie"

Alle 10 la riunione d’urgenza del Consiglio federale sulla nomina di Rosario D’Onofrio Il ministro dello Sport: recuperare la credibilità, la reputazione passa dalla trasparenza

Rosario D’Onofrio, 42 anni

Milano -  È il giorno del redde rationem. Stamattina alle 10 andrà in scena a Roma il vertice straordinario del Consiglio della Federcalcio, convocato d’urgenza dal presidente Gabriele Gravina per affrontare lo spinosissimo caso di Rosario D’Onofrio, alto dirigente dell’Aia finito in cella giovedì scorso come presunto "organizzatore" dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti smantellata dall’operazione "Madera" della Dda di Milano. Ordine del giorno: "Modifiche al regolamento dell’associazione italiana arbitri concernenti le competenze della giurisdizione domestica". Ieri i magistrati della Direzione distrettuale antimafia hanno inviato ai vertici di via Allegri (che ne avevano fatto richiesta) una copia degli atti dell’inchiesta dei finanzieri del Gico, che per due anni hanno indagato su un’organizzazione criminale che avrebbe importato complessivamente dalla Spagna almeno sei tonnellate di hashish e marijuana all’interno di camion che in teoria movimentavano solo frutta e laminati sull’asse Catalogna-Lombardia.

Tra i 42 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Massimo Baraldo c’è pure il nome del quarantaduenne originario di Capua e residente a Garbagnate Milanese, che il 6 marzo 2021 è stato promosso dalla nuova gestione Trentalange da membro della commissione disciplinare dell’associazione italiana arbitri (proveniente dalla sezione di Cinisello Balsamo) a capo della Procura nazionale che si occupa di investigare su infrazioni e dichiarazioni irrispettose da parte dei direttori di gara di tutta Italia. Una nomina ora nel mirino non tanto per il blitz di cinque giorni fa, quanto per quello andato in scena il 20 maggio 2020, quando D’Onofrio fu "pizzicato" dalle Fiamme Gialle alla barriera autostradale di Lainate dell’Autolaghi alla guida di un furgone Iveco che trasportava 40 chili di marijuana. Alle manette seguì un processo con giudizio immediato, che si chiuse cinque mesi dopo con una condanna a 2 anni e 8 mesi (divenuta irrevocabile il 9 settembre 2021). Quel verdetto, però, non ha impedito all’ex militare che tutti chiamavano "Rambo" di far carriera, nonostante fosse ai domiciliari e avesse bisogno dei permessi del giudice di sorveglianza per partecipare alle riunioni. Sono trascorsi 21 mesi senza che nessuno se ne accorgesse.

Com’è stato possibile? È questo l’ingombrante quesito a cui oggi qualcuno dovrà dare una risposta; e non è escluso che il confronto in Figc si concluda con il commissariamento dell’Aia. Dal canto loro, i responsabili dell’associazione arbitri hanno espresso "sorpresa e sgomento" e specificato che "per assumere la qualifica di arbitro l’interessato deve dichiarare l’assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi"; inoltre, hanno ricordato che il regolamento impone "l’immediata comunicazione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale". Ovviamente, "tutto ciò non è accaduto" nel caso di D’Onofrio. Basta per giustificare una falla così macroscopica nei controlli? Evidentemente no. Servono nuove norme per rendere più stringenti le verifiche sui requisiti dei manager, a cominciare da chi ha il delicatissimo compito di accertare se qualcuno abbia commesso illeciti? Evidentemente sì.

«Dobbiamo recuperare la credibilità e riaffermare la reputazione, che passa attraverso la trasparenza, la sincerità e anche la tempistica – la presa di posizione del ministro per lo Sport Andrea Abodi, che parla con cognizione di causa dell’argomento pure per il suo settennato alla guida della Lega di Serie B –. Mi aspettavo la tempestività che si è determinata in un consiglio straordinario annunciato nel giro di 24 ore". E ancora: "Mi aspetto l’ascolto di chi avrà la necessità e la voglia di parlare – ha chiosato l’esponente del governo Meloni –. Si deve sentire libero di poter parlare, perché il nostro mondo in generale deve abbandonare le zone grigie".