Romano La Russa si scusa (a metà) per il saluto fascista: "Ho cercato di evitarlo"

L'assessore regionale di Fratelli d'Italia nella bufera scrive alla giunta: "Gesto strumentalizzato, abbiamo rispettato le ultime volontà dell'amico morto"

Ha dovuto scusarsi Romano La Russa, l'esponente di Fratelli d'Italia e neo-assessore alla Sicurezza della Lombardia, al centro delle polemiche per un saluto romano durante il funerale del cognato Alberto Stabilini. Per evitare guai peggiori, il fratello di Ignazio, bersagliato dalle critiche piovute da sinistra dopo la diffusione del video pubblicato da "Il Fatto Quotidiano", ha preso carta e penna e scritto a consiglieri e colleghi di giunta per spiegarsi. "Mi dispiaccio profondamente e chiedo scusa se qualcuno si è sentito incomprensibilmente offeso", ha scritto sottolineando che Alberto era un amico di vecchia data, gemello di sua moglie. Alberto "non era un estremista", ha aggiunto ma un "appassionato di politica fin dagli anni Settanta, era un uomo discreto, umile e sempre dalla parte degli ultimi, come è stato ricordato anche dal sacerdote durante il rito religioso in Chiesa. Nessuno, men che meno lui, avrebbe voluto, alla sua morte, tanta pubblicità e una tale strumentalizzazione".

L'intervista a Romano La Russa sull'episodio contestato

"Non è stato commesso alcun atto illecito, come fior di sentenze di numerosi tribunali confermano. I fatti oggetto dell'odierna polemica - ha sottolineato La Russa - sono lontani anni luce da tutto ciò che può essere accostato al fascismo. Si è trattato dell'ultimo saluto destinato a una vita che è volata in cielo, nel cordoglio dei cari e degli amici fraterni e nel rispetto delle sue ultime volontà. Ritengo che non dovrebbe essere lecito voler scegliere per altri quale sia l'addio più corretto da dedicare a chi ci ha tristemente lasciato, né insegnare come si debbano mostrare le proprie emozioni, filmare e poi strumentalizzare un atto d'amore nei confronti del defunto. Un gesto che ho cercato comunque di evitare in tutti i modi, come confermano le stesse immagini e i video, che forse potrebbero essere fraintesi. Ma questa è la realtà, ho tentato inutilmente di farli desistere".  La sua conclusione è con "l'auspicio che", in un Paese come il nostro, fatti privati non debbano essere giudicati da una presunta e ipocrita supremazia culturale. Vi ringrazio per l'attenzione e Vi chiedo di aiutarmi lavorando tutti insieme per risolvere i problemi reali dei cittadini lombardi e d'Italia".

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