Incendio di via Antonini a Milano, primi indagati

I superperiti della Procura non sono ancora riusciti ad accedere agli alloggi. Il palazzo si è rivelato pericoloso, serve una ulteriore messa in sicurezza

Il palazzo in Fiamme

Il palazzo in Fiamme

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É trascorso più di un mese dal rogo che ha devastato il palazzo di 18 piani di via Antonini, gli investigatori non hanno ancora autorizzato l’ingresso dei periti. Il palazzo è in condizioni critiche, secondo le relazioni avute dalla Procura, e l’ingresso deve essere preceduto da un ulteriore intervento di messa in sicurezza. Il procuratore Tiziana Siciliano, a capo del dipartimento che si occupa si reati ambientali e lavoro, aveva aperto un fascicolo per disastro colposo, che non è più contro ignoti. Proprio in questi giorni sono stati iscritti tutti i soggetti ritenuti responsabili o parte in causa nell’incidente. Le iscrizioni sono un atto necessario per proseguire le indagini e per consentire a chi è stato iscritto di organizzare una difesa e nominare un avvocato. Nel mirino ci sono le imprese di costruzioni, tutti gli "attori" che hanno partecipato alla costruzione e dato le autorizzazioni all’utilizzo dei materiali, oltre a quelli che ne hanno certificato l’idoneità. Anche i registri delle attività di manutenzione e revisione sono già stati acquisiti. Gli inquirenti hanno acquisito anche documenti sulla proprietà del grattacielo, la Moro Real Estate, dell’immobiliarista Alberto Moro, che ha inglobato la “Moro costruzioni” l’azienda che nel 2011 realizzò lo stesso edificio. Le indagini dovranno poi accertare anche la responsabilità del fornitore dei pannelli. Fonti della procura confermano di avere già un quadro piuttosto chiaro di quanto è successo subito dopo l’innesco. Nelle prossime settimane i periti nominati potranno finalmente accedere all’interno della struttura. Quando i tecnici avranno completato il sopralluogo stenderanno la relazione che sarà depositata nel fascicolo aperto dalla procura. L’ultimo esperto incaricato dal pm Marina Petruzzella è l’ingegner Arnaldo Bagnato, milanese, specializzato in incendi e crolli, che andrà dunque ad affiancare l’architetto Roberto Maccabruni, al quale già nei giorni scorsi il dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Siciliano aveva affidato il compito di ricostruire i diversi passaggi della progettazione e realizzazione del palazzo, in particolare la regolarità rispetto a norme e regolamenti edilizi. Non potranno, comunque, compiere atti ed esami che non siano ripetibili anche dai consulenti degli indagati. Tra i massimi esperti di fuochi ed incendi l’avvocato Solange Marchignoli, che rappresenta una ventina di famiglie, ha nominato l’ingegner Massimo Bardazza. Ai superesperti è affidato il compito di capire come sia stato possibile che un edificio di costruzione recente (2011) sia di fatto andato a fuoco in pochi minuti. Colpa dei pannelli che rivestivano esternamente il palazzo e che erano "altamente infiammabili", come si è potuto notare dai filmati impressionanti sull’incendio ripresi dai cellulari dei residenti nella zona. Pannelli che non erano di prezioso "alucobond" come indicato nella brochure, ma di materiale meno nobile (e meno costoso) prodotto da un’azienda spagnola che però, anche sul proprio sito, ne sconsiglia l’uso proprio per i grattacieli. Sull’altro fronte, quello dell’innesco, ormai stabilito (anche con i filmati) che è dal balcone del 15esimo piano che è partito il fumo nero, ed è escluso il cortocircuito dal momento che l’elettricità dell’appartamento era stata staccata dall’inquilino settimane prima, alla partenza per le ferie. Chi ha autorizzato i pannelli infiammabili? E soprattutto chi ha dato l’ok definitivo?  

anna.giorgi@ilgiorno.net  

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