Tornano i voti alle elementari, c’è chi dice No. I motivi dell’opposizione

A Milano si avvia la battaglia per salvare il giudizio descrittivo. Esperienze in corso anche alle superiori, dal Carducci al Bottoni

Il governo Meloni punta sul ritorno di voti e insufficienze alle elementari (Archivio)

Il governo Meloni punta sul ritorno di voti e insufficienze alle elementari (Archivio)

Milano, 25 febbraio 2024 – “Non si può tornare indietro così: il governo non metta in discussione il giudizio descrittivo nella scuola primaria". A lanciare l’appello è il Movimento di cooperazione educativa, promosso dalla dirigente scolastica Anna D’Auria, inseme a una rete di associazioni (Aimc, Andiscemea, Cgd, Cidi, Flc Cgil, Legambiente Scuola e Formazione, Proteo Fare Sapere e Uciim) che martedì, nella sala stampa della Camera dei Deputati, porterà avanti la battaglia contro "un emendamento che propone di smantellare la riforma che appena tre anni fa introduceva il giudizio descrittivo alla primaria".

Le associazioni chiederanno con forza di non cancellare tutto: "La decisione del governo è immotivata dal punto di vista pedagogico – sottolineano in una nota congiunta –. La scuola non può essere costantemente investita, nell’alternarsi dei governi, da politiche frammentarie, contraddittorie, prive di una visione pedagogica coerente e duratura. Studenti, insegnanti, dirigenti e genitori non possono restare ‘ostaggio’ di riforme incompiute, leve di interessi di parte".

"Dopo la campagna avviata dal Movimento di Cooperazione educativa ’Io non sono un voto’ nel 2018, sono nate molte sperimentazioni anche nella scuola secondaria di primo grado ed esperienze interessanti nelle scuole superiori per superare la valutazione meramente numerica", spiega anche Elisabetta Nigris, docente di Progettazione didattica e valutazione all’Università di Milano Bicocca, che era stata coordinatrice proprio del gruppo di lavoro ministeriale sulla valutazione descrittiva nella scuola primaria.

Focalizzandosi solo su Milano, sono stati avviati progetti al classico Carducci come allo scientifico Bottoni; a Roma è nato un coordinamento nazionale tra le scuole. Più di 70 insegnanti e dieci dirigenti di oltre trenta scuole di Lombardia, Liguria e del Piacentino hanno “bussato“ quest’anno anche all’università di Milano-Bicocca per chiedere di essere aiutati nella rivoluzione.

"Molti atenei sostengono questa spinta innovativa – ricorda Nigris –. In questo quadro, lascia perplessi questo trend punitivo e l’esigenza di reinserire l’insufficienza anche alle primarie, dove peraltro non si boccia, rimettendo in discussione una valutazione su competenze che, laddove è stata fatta la dovuta formazione agli insegnanti, ha portato a risultati molto efficaci".

"Stop al colpo di mano sulla valutazione – tuona anche il pedagogista Daniele Novara –. Chiediamo al ministero di aprire un confronto per portare la scuola italiana nel 2024 e non farle fare salti nel passato". Ha promosso una petizione sottoscritta anche da intellettuali e attori, da Silvia Vegetti Finzi ad Alberto Pellai, da Moni Ovadia a Pierfrancesco Favino. "È strano tornare indietro senza nemmeno una verifica rigorosa e scientifica dei quattro anni nei quali si è adottata, nella scuola primaria, una valutazione senza voti basata su un approccio non giudicante ma narrativo, capace di condensare gli apprendimenti in avanzamento degli alunni – conclude Novara –. Ritengo che i voti numerici vadano aboliti ovunque e non ripristinati dove erano stati giustamente tolti".

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