V.B.D.
Cronaca

Francesco Palomino morto a 12 anni in ospedale a Vizzolo. Risarciti i genitori: “Evidenti errori e inesplicabili ritardi”

Il ragazzino aveva un’occlusione intestinale, la diagnosi e l’intervento arrivarono in ritardo e lui si spense dopo atroci dolori il 30 dicembre 2019. Il tribunale di Lodi condanna l’Asst Melegnano e Martesana a pagare

Francesco Palomino Conga

Francesco Palomino Conga

Vizzolo Predabissi (Milano) – Francesco Palomino Conga morì a soli 12 anni, il 30 dicembre del 2019, tra atroci dolori all’addome all’ospedale Predabissi di Vizzolo. Una tragedia che gettò nella disperazione i genitori, Cotrina, assistente famigliare e Vicente, artigiano, e l’intera comunità di Cervignano d’Adda. Il ragazzino non superò un’occlusione intestinale trattata tardivamente: dopo oltre 48 ore di ricovero e un'operazione arrivata oltre il limite, Francesco ebbe un infarto intestinale che comportò una serie di arresti cardiaci che lo stroncarono.

Il risarcimento 

Una morte assurda per la quale il giudice di Lodi, nei giorni scorsi, nel procedimento civile ha condannato l'Asst Melegnano e Martesana a risarcire i suoi famigliari, assistiti dall'avvocato Giuseppe Badolato, dichiarando l'ente responsabile della causa del decesso. È invece ancora in corso un procedimento penale a carico di un medico dell'ospedale. “Mi preme sottolineare che il Tribunale di Lodi, in questo come in altri casi, si sia dimostrato un modello di efficienza e di estrema professionalità, arrivando a una sentenza in due anni e cinque mesi, un record”, commenta Badolato”.

Una famiglia distrutta

“La famiglia è ancora, ovviamente, distrutta – prosegue l’avvocato –, soprattutto per le modalità drammatiche con cui si è arrivati al decesso”. L’ammontare del risarcimento, comunque consistente, non è noto, per scelta dei familiari di Francesco, i quali hanno un’altra figlia, un po’ più grande del ragazzino, “figlia alla quale si aggrappano per sopravvivere a questo drammatico evento”. È possibile, ma improbabile che l’Asst faccia appello contro la sentenza. Asst che, “a parte qualche timido contatto all’inizio, non si è più fatta sentire con la famiglia”. 

La sentenza

Il giudice nella sentenza cita una perizia in cui si ritiene accertato che "il percorso diagnostico e la gestione clinica delle patologie che affliggevano il giovane, sin da suo arrivo al pronto soccorso del presidio ospedaliero di Vizzolo Predabissi siano stati caratterizzati da evidenti errori di diagnostica nonché da inesplicabili ritardi terapeutici”.

Il magistrato fa sua la perizia spiegando che "la gestione del paziente da parte di tutti i sanitari che lo ebbero in cura è stata caratterizzata, sin dall'inizio, da un atteggiamento superficialmente attendistico e, di conseguenza inadeguato”. Le “non scelte” dei medici “hanno condotto a un progressivo peggioramento del paziente” e hanno portato a “una diagnosi certa con estremo ritardo quando il quadro clinico era ormai seriamente compromesso e, quindi, con una quasi inevitabile prognosi negativa”. Il giudice stigmatizza la “continua attesa (oltre 14 ore prima di effettuare l'esame radiologico, 15 ore prima di svolgere un'ecografia)” nell'intervenire. Sottolinea che se fosse stata eseguita una diagnosi tempestiva sarebbe stato possibile un intervento in tempo utile.

Il 12enne avrebbe potuto salvarsi

La probabilità di sopravvivenza (il ragazzino fu portato al Pronto soccorso alle 5:41) sarebbero state pressoché pari al 100%, scendendo sino al 90% in caso di intervento entro la sera del 28 dicembre. “Francesco poteva salvarsi – prosegue l’avvocato Badolato –, c’è scritto nero su bianco. Certe volte anche come avvocato faccio fatica a sostenere certe emozioni, in questo caso siamo davanti all’ennesima vita rubata”.

Le ultime 48 ore di Francesco

Francesco era entrato al pronto soccorso il 28 dicembre alle 5.41, lamentando fortissimi dolori all’addome. Ore di attesa, poi, finalmente, era stato sottoposto a un’ecografia che aveva evidenziato un blocco intestinale con necessità di operare. Il dodicenne è andato sotto i ferri alle 2.30 del 29 dicembre: durante l’intervento gli erano stati asportati 38 centimetri di intestino. Poi, il ricovero in terapia intensiva. Un giorno di agonia, il decesso.

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