Milano, 20 novembre 2024 – Rimborsopoli, chi se la ricorda? Alcuni dei protagonisti di quell’inchiesta e dei successivi processi – molti dei quali terminati in nulla di fatto, per i motivi più diversi – hanno abbandonato la scena politica, in primis la semi-leggendaria igienista dentale di Silvio Berlusconi Nicole Minetti e Renzo Bossi, rampollo del senatùr. Qualcuno è persino deceduto. Ora, a oltre 12 anni di distanza dai fatti contestati, oggi – mercoledì 20 novembre – è stata emessa un’altra sentenza di appello, un secondo grado “bis” sulle ultime posizioni, ancora pendenti, di ex consiglieri ed ex assessori lombardi messi sotto inchiesta per il loro presunto utilizzo “leggero” del denaro pubblico fra il 2008 e il 2012.
Un'inchiesta, con al centro l'accusa di peculato, sulle presunte "spese pazze" da cui era emerso che decine di politici si erano fatti rimborsare con soldi pubblici, per un totale di circa 3 milioni di euro in quattro anni, le spese più varie, tra cui soprattutto pranzi e cene.
Proscioglimenti e assoluzioni
Sono stati prosciolti "per intervenuta prescrizione" sei imputati, tra cui l'ex assessore Massimo Buscemi e l'ex consigliere ed ex fisioterapista del Milan, Giorgio Puricelli. E ancora Gianluca Rinaldin, Giorgio Pozzi, Carlo Saffioti e Doriano Riparbelli, assistito dall'avvocato Paolo Cassamagnaghi. È stato assolto da alcune imputazioni e prosciolto da altre Stefano Zamponi.
Per le altre posizioni su alcuni capi di imputazione ci sono state assoluzioni o proscioglimenti per prescrizione e alla fine sono state rideterminate le pene per quattro imputati.
Condanne e risarcimenti
A 2 anni e 20 giorni è stato condannato l'ex consigliere Angelo Giammario e ad un anno e 9 mesi, pena sospesa, Gianmarco Quadrini. La terza Corte d'Appello (presidente Renata Peragallo) ha anche confermato le provvisionali di risarcimento, tra i 10mila e i 40mila euro, a favore della Regione (avvocato di parte civile Antonella Forloni) e a carico di sei degli undici imputati.
La tagliola della prescrizione
La Cassazione, nel novembre 2022, aveva azzerato, in parte per prescrizione in parte riqualificando le accuse e dichiarandole prescritte, le condanne del maxi processo. In secondo grado nel 2021 erano stati condannati una quarantina di ex consiglieri.
Poi, la Suprema Corte aveva riqualificato l'accusa di peculato in "indebita percezione di erogazioni pubbliche" per una parte degli ex esponenti della politica lombarda e aveva dichiarato per loro la prescrizione.
Era stata cancellata senza rinvio la condanna, tra gli altri, di Renzo Bossi, figlio del Senatur. Per altri imputati, quelli della sentenza di oggi, la Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio al nuovo giudizio di appello.