ANDREA GIANNI E MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Rider di 23 anni investito a Milano, pochi giorni fa era morto Muhammad: “Lavorano a cottimo, è un rischio”

Il fattorino è stato travolto giovedì pomeriggio in corso Lodi: è stato portato d’urgenza all’ospedale San Carlo. La Cgil: “Le piattaforme pensano solo a non scontentare i clienti, non alla sicurezza”

La bicicletta del rider investito in corso Lodi. Sul posto al polizia locale

La bicicletta del rider investito in corso Lodi. Sul posto al polizia locale

Milano – Un altro rider investito. È successo questo pomeriggio poco dopo le 17 in corso Lodi, a Milano, all'altezza del civico 9. In sella alla bici stava pedalando per una consegna un fattorino di 23 anni che dopo l'impatto è finito a terra ed è stato poi accompagnato all'ospedale San Carlo in codice giallo.

Stando a quanto ricostruito al momento dalla polizia locale, c'è stato un urto tra la bici del ragazzo e un'auto in corrispondenza di un attraversamento pedonale. La dinamica è ancora da accertare, così come la velocità dei rispettivi veicoli al momento dell'incidente. Il rider ha perso il controllo della dueruote andando a sbattere contro due macchine in sosta e atterrando poi violentemente sull'asfalto, ed è stato subito soccorso dall'automobilista che ha chiesto aiuto. Quindi sul posto sono intervenuti i ghisa, rimasti ore sul posto per i rilievi, un'automedica e un'ambulanza. I soccorritori hanno quindi valutato la situazione e poi accompagnato il 23enne al San Carlo in codice giallo, con vari traumi ma non in pericolo di vita.

L'episodio però, a 10 giorni di distanza dall'investimento mortale del collega Muhammad Ashfaq, il rider di 44 anni travolto lo scorso 30 dicembre tra le vie Comelico e Cadore - a meno di un chilometro da quel punto di corso Lodi - riaccende i riflettori sulle condizioni di sicurezza dei fattorini.

"Un altro rider è vittima di un incidente stradale – spiega Andrea Bacchin, sindacalista della Nidil-Cgil di Milano – a pochi giorni dalla tragica morte di Muhammad. L'unica prerogativa delle piattaforme rimane quella di non scontentare i clienti; la sicurezza sul lavoro continua ad essere non semplicemente un problema secondario ma una responsabilità che non sembra vogliano in alcun modo assumersi".

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Martedì 7 gennaio, in nome di Muhammad c'è stata una protesta tra le vie Comelico e Cadore per chiedere più sicurezza per i lavoratori come lui, in balìa dei pericoli mentre sfrecciano per portare cibo. “Non si può morire per un panino”, l’iniziativa promossa da Deliverance Milano, sindacato informale dei rider, da più realtà unite nella rete civica “Città delle persone“ e dalle ciclofficine. “Gli invisibili – parole di Angelo Junior Avelli, attivista – sono spesso lavoratori migranti. Il “cottimo“ alimenta i rischi nel campo del delivery food. Noi chiediamo che tutti abbiano delle tutele, a cominciare da una paga oraria e non a consegna”.