REDAZIONE MILANO

Rider, il caporalato è digitale "Fino all’80% dei guadagni per “affittare“ un account"

Cessione di credenziali a chi non ha i documenti: così sfruttano i più fragili. E online rimbalzano le App per creare falsi profili e truccare le carte.

Rider, il caporalato è digitale "Fino all’80% dei guadagni per “affittare“ un account"

di Andrea Gianni

MILANO

Sulle pagine Facebook frequentate dai rider e nelle chat rimbalzano annunci su programmi informatici che promettono di "attivare account chiusi" o di crearne di nuovi. Alcuni potrebbero essere tentativi di truffa, che sono però lo specchio dei problemi di un settore all’ultimo gradino della piramide, composto da un esercito di ultraprecari che si guadagnano da vivere con le consegne in bicicletta. La realtà quotidiana è la cessione di account, cioè le credenziali indispensabili per lavorare, da un rider all’altro, spesso in cambio del versamento di una fetta dei magri guadagni. Un fenomeno - ricorrente anche nel settore dell’edilizia, con il “prestito“ di badge a lavoratori che non hanno i documenti in regola - emerso dall’ultimo blitz dei carabinieri del Comando per la tutela del lavoro.

Dai controlli a tappeto effettuati nei giorni scorsi è emerso che, nel Nord Italia, un rider straniero su dieci lavora in nero grazie ad account che gli vengono ceduti e si ipotizza sia quindi vittima del caporalato. Numeri che, secondo il sindacato Deliverance Milano, sarebbero però sottostimati. "Il fenomeno di scambio degli account si attesta attorno al 30% dei corrieri – spiega – che pagano un “pizzo” che oscilla dal 20% di trattenute fino all’80% del compenso lordo mensile. Il quadro è quello di un mercato sommerso frastagliato in cui si passa dalla compravendita di profili fittizi, offerti da sedicenti società di servizi informatici, a caporali (colleghi o ex colleghi) in carne ed ossa che sfruttano i rider più fragili". La "responsabilità" è delle piattaforme che, non riconoscendo la subordinazione, favoriscono fenomeni sommersi come il caporalato digitale. "I controlli applicati dalle piattaforme sulla titolarità degli account non sono efficaci – spiega Davide Contu, rider e rappresentante sindacale della Filt-Cgil in Just Eat – e la scelta di Just Eat di applicare un contratto da lavoratori subordinati, pur con tutti i problemi irrisolti, pone un freno a fenomeni di caporalato. Chi usa gli account di altri è un disperato, che non può lavorare legalmente perché non ha i documenti in regola ed è vittima delle lentezze che si stanno verificando in questo periodo anche sulle richieste di asilo". E così c’è chi ne approfitta, “affittando“ l’account per consentire ad altri di lavorare. Mentre online fioccano gli annunci di sistemi per truccare le carte. In passato erano già state diffuse app per falsificare il Gps del telefono, con l’obiettivo di allungare i percorsi per le consegne e quindi ottenere un rimborso maggiore rispetto al dovuto, o per ottenere condizioni migliori rispetto ai colleghi.