"Rider autonomi, il modello non cambia"

Il numero uno di Deliveroo in Italia dopo la sconfitta in Tribunale: ricorso in appello, sentenza ingiusta

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di Andrea Gianni

La sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano che ha dato ragione a un ex rider di Deliveroo, stabilendo che la sua attività nel 2018 presentava "i connotati propri della subordinazione" e non del lavoro autonomo, "non ha alcun impatto sul modello operativo attuale" della società. Matteo Sarzana, general manager di Deliveroo Italy, reagisce annunciando un ricorso in appello nel tentativo di ribaltare la sentenza di primo grado. Un nuovo round giudiziario, quindi, in un procedimento avviato nel 2019. "La decisione del Tribunale del Lavoro è relativa a un solo rider, rappresenta un caso unico per Deliveroo in Italia ed è in contrasto con praticamente tutte le altre sentenze dei tribunali italiani", spiega il dirigente della piattaforma inglese di delivery. "Si basa su un vecchio modello che la società non ha più da diversi anni – prosegue – Deliveroo lavora con rider autonomi in Italia in base al contratto collettivo nazionale del lavoro firmato da AssoDelivery e il lavoro autonomo assicura la flessibilità che decine di migliaia di rider ci dicono di volere". Quella seguita dal sindacato Uiltucs è stata una delle pochissime cause intentate da rider a Milano ad arrivare a sentenza. In decine di altri casi, infatti, i ciclofattorini hanno accettato le somme di denaro messe sul tavolo dalle società per chiudere il contenzioso. In questo caso invece il giudice, valutando le testimonianze e le condizioni di lavoro del 2018, ha stabilito che la possibilità per un rider di accettare o meno una consegna era solo apparente, perché "far dipendere la scelta dei turni orari da un sistema di punteggio nega di per sé che possa parlarsi di libertà". E la decurtazione del punteggio, secondo il sistema del “ranking“ utilizzato all’epoca, "non solo si configura come espressione di un potere disciplinare ma si appalesa anche quale manifestazione di un più generale potere direttivo".

Il giudice ha stabilito quindi "l’esistenza tra le parti di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e pieno": il fattorino deve essere assunto full time con il contratto collettivo nazionale del Commercio. "Un segnale importante che arriva a pochi giorni dalla riapertura del confronto fra le parti sociali sulla questione rider dopo che Assodelivery è entrata in Confcommercio – spiega la rete Deliverance Milano e RiderXiDiritti – e davanti ai sindacati confederali avrebbe manifestato la volontà di arrivare alla sottoscrizione di un accordo collettivo prima della promulgazione della direttiva europea sui lavoratori delle piattaforme digitali. Ad oggi la disponibilità da parte delle aziende del delivery resta ancora tutta da verificare".

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