"Rider, una svolta. Ma c’è da pedalare"

Le speranze dei ciclofattorini milanesi dopo l’altolà di Bruxelles: ora tutte le piattaforme aprano alla subordinazione

Una protesta dei rider in piazza Duomo durante l’ultimo sciopero

Una protesta dei rider in piazza Duomo durante l’ultimo sciopero

Milano - «Siamo a una svolta per tutto il mondo della gig economy, ma la strada è ancora lunga e noi continuiamo a pedalare". Angelo Avelli, rider e promotore del sindacato metropolitano Deliverance Milano, guarda all’ultima tappa della battaglia per costruire diritti e tutele per i fattorini in bicicletta. La Commissione europea, infatti, ha dato l’altolà alla deregulation delle grandi piattaforme dei servizi digitali sbarrando la strada al lavoro “usa e getta“. Stabilendo, con una cesura netta tra flessibilità e sfruttamento, che le decine di migliaia di rider di UberEats, Deliveroo o Glovo - ma anche il drappello di tutti gli altri lavoratori della gig economy - in Europa dovranno in certi casi essere considerati dipendenti e non più collaboratori autonomi. Con l’onere di dimostrare il contrario in Tribunale che finisce tutto sulle spalle delle aziende. La posta in gioco, nella Città metropolitana di Milano, non è da poco. In assenza di dati ufficiali, secondo le stime lavorano sul territorio da tremila a cinquemila rider, con numeri in continuo aumento. La fetta più grande per Deliveroo, Glovo e Uber Eats, inquadrati come lavoratori autonomi. Un migliaio per Just Eat, che invece ha scelto la strada della subordinazione applicando il contratto logistica-trasporti.

Circa duecento, invece, lavorano per le new entry della spesa a domicilio, la turca Getir e la tedesca Gorillas, che da poco hanno fatto il loro ingresso sulla piazza milanese, puntando le carte sulla crescita del business. Un modello simile, basato su spesa ultraveloce on demand consegnata a casa in 10 minuti da parte di fattorini in bicicletta e una rete di “dark store“ sul territorio, dove viene stoccata la merce. Entrambe offrono ai rider un contratti inizialmente a termine, applicando il Ccnl del commercio con le relative tutele. Ferie pagate, bici elettriche a disposizione e una retribuzione annuale lorda di circa 19.900 euro in 14 mensilità per un orario di lavoro settimanale di 40 ore su 5 giorni. "Assistiamo a una migrazione di rider dalla piattaforme che pagano a cottimo verso Getir o Gorillas – spiega Angelo Avelli – che al momento, nonostante i problemi sul tavolo, offrono le migliori condizioni".

La svolta di Bruxelles, con le regole proposte dalla Commissione europea, potrebbe spingere Deliveroo, Glovo e Uber Eats a scendere a patti e seguire la strada della subordinazione. Anche se il futuro è ancora tutto da scrivere e il tavolo nazionale al ministero del Lavoro è in stallo. "Le piattaforme stanno facendo attività di lobbying per ammorbidire le proposte – prosegue Avelli – in ogni caso temiamo tempi lunghi e non vorremmo vedere una direttiva edulcorata". Il rischio è quello della classica "montagna che partorisce un topolino", come il collettivo metropolitano ha bollato gli esiti dell’indagine della Procura di Milano sulle condizioni di lavoro dei rider. A fronte di impegni su formazione e sicurezza, le piattaforme coinvolte hanno infatti ottenuto un colpo di forbice sulla maxi-sanzione iniziale di 733 milioni di euro. Davanti al Tribunale del lavoro, intanto, continuano ad approdare ricorsi dei rider autonomi, quasi sempre sfociati in conciliazioni con le aziende che mettono sul tavolo soldi per chiudere il contenzioso.  

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