Giustizia distratta e pessima burocrazia, si può identificare così il caso in cui ci sono voluti 13 anni per fissare l’udienza al ricorso di un verbale elevato dalla polizia locale nel 2010 per violazione del passaggio con il semaforo rosso. L’utente ha poi pagato la multa nel 2013, dimenticandosi però di aver presentato ricorso e il giudice di pace ha invitato oggi la polizia locale di Cassano d’Adda a presentare gli atti per l’udienza fissata il 12 settembre 2024. Resta ora da capire se gli atti sono ancora in possesso dell’ufficio di polizia locale. La normativa in materia, infatti, stabilisce che l’amministrazione pubblica ha l’obbligo di tenere in archivio le documentazioni degli atti per 10 anni. La vicenda ha avuto inizio nel 2010 quando una donna di 40 anni, all’epoca dei fatti oggi 54enne, residente a Treviglio (Bergamo), di passaggio in via Veneto a Cassano d’Adda ignora il semaforo rosso, immortalata dalla telecamera scatta la sanzione di 163 euro e 6 punti della patente decurtati. La donna decide di fare ricorso presentato dai suoi avvocati all’allora sezione staccata del tribunale di Benevento nel Comune di San Giorgio del Sannio, istanza iscritta a ruolo nel 2011 tenuta in seguito chiusa in un cassetto per 13 anni. Del ricorso non era stata fatta nessuna comunicazione alla polizia locale di Cassano d’Adda che, in mancanza del pagamento nel 2013 procede con l’iter della messa a ruolo della sanzione. Non prima però di invitare l’utente al versamento della somma dovuta per evitare così ulteriori spese. La donna non aveva fatto nessun riferimento alla sua decisione della presentazione del ricorso decidendo di pagare la multa nel 2013, lievitata a 270 euro. Decisione che lasciava intendere a un finale della vicenda, ma così non è stato. Nel gennaio scorso, 13 anni dopo, il fascicolo viene assegnato a un giudice di pace che fissa l’udienza per settembre 2024. Il comandante della polizia locale Massimo Caiani taglia corto: "È una vicenda che si commenta da sola".Stefano Dati
CronacaRicorso per multa. Fissata l’udienza 13 anni dopo