ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Riciclo dei tessuti In 400 cassoni gialli tre chili all’anno per ogni milanese

Il bilancio della nuova differenziata che ha debuttato nel 2022. Solo i grandi condomini possono chiedere un contenitore dedicato

di Annamaria Lazzari

Dal primo gennaio in Italia è diventata obbligatoria la raccolta differenziata degli abiti usati. Una decisione in anticipo rispetto agli altri Paesi europei, considerando che la soglia stabilita a livello comunitario è per il 2025. Nel concreto però il recepimento delle direttive europee sull’economia circolare non ha provocato grosse novità sotto la Madonnina: primo perché non è previsto un sistema sanzionatorio – non c’è una multa se si mettono i vestiti nell’indifferenziata –, e poi perché a Milano la differenziata della frazione tessile è già presente dal 1998.

Sono 400 i contenitori gialli dislocati sul territorio cittadino per raccogliere indumenti e accessori che non si usano più. La società del gruppo A2a che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani precisa che negli ultimi anni "ha aumentato la quantità dei cassonetti dedicata e raddoppiato la frequenza della vuotatura, portandola a 4 volte la settimana". Attenzione però: nei contenitori dedicati vanno messi solo indumenti "in buono stato e inseriti in buste chiuse. Capi stracciati, sporchi o non recuperabili vanno invece correttamente gettati nel sacco per la raccolta dei rifiuti residui (indifferenziati)". Per chi ha più di cinque sacchi è prevista la possibilità di richiedere il ritiro a domicilio gratuito, prenotando il servizio al numero verde 800 332299. Anziani e disabili possono optare per il ritiro al piano. La possibilità di richiedere un cassonetto da posizionare all’interno dei propri spazi è una novità piuttosto recente che vale solo per i grandi condomini.

Non è invece prevista la raccolta porta a porta in ogni stabile: non è inclusa nel contratto di servizio fra Comune e Amsa e inciderebbe poi troppo sulla tassa dei rifiuti. Il servizio di raccolta è svolto in partnership con le cooperative di “Dona Valore“, Vesti Solidale e Città Salute. Gli indumenti in buono stato vengono valorizzati tramite aziende esterne specializzate che, dopo averli selezionati, li destinano al riuso oppure al riciclo. Con il ricavato di queste attività si sostengono progetti sociali sul territorio: comunità, case di accoglienza, servizi per persone con disagio psichico, minori, anziani, famiglie in difficoltà, rifugiati.

Secondo le stime di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), in Italia il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili. Un volume pari a circa 663mila tonnellate di vestiti e complementi d’arredo in tessuto (come coperte, lenzuola, tovaglie, tappeti) che ogni anno vengono destinati allo smaltimento, e che potrebbero essere invece, in grande parte, riutilizzati o riciclati. La media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili nel 2020 è stata di 2,4 chili per abitante secondo il Rapporto Rifiuti urbani 2021 redatto da Ispra. In Lombardia la media è 2 chilogrammi e mezzo. Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria, Marche e Basilicata hanno già superato la soglia dei 3 chilogrammi per abitante. Al contrario, Calabria e Sicilia raccolgono in modo differenziato meno di un chilo di tessile per abitante. Milano registra un’ottima performance dal momento che il quantitativo raccolto da ogni cittadino ogni anno si attesta a circa 3 chili di vestiti. Nel 2021 sono stati raccolti nel capoluogo lombardo 4.200 tonnellate di indumenti, nei primi nove mesi di quest’anno tremila tonnellate.