La rabbia dei ricercatori di Milano: "Stipendi da fame, vogliamo l’aumento"

Già raccolte 1.600 firme da girare al ministro Fedeli

Il rappresentante dei ricercatori Giulio Formenti

Il rappresentante dei ricercatori Giulio Formenti

Milano, 19 agosto 2017 - Oltre 1.600 firme raccolte nelle settimane estive per chiedere un aumento del compenso dei ricercatori: la battaglia dei dottorandi di Milano si fa nazionale e sta per nascere il «Comitato per la valorizzazione del dottorato». Dopo il via libera dell’Università degli Studi - che ha incrementato di 200 euro netti al mese (da 1.000 a 1.200 euro) le borse di studio, investendo in questo capitolo una parte del bilancio di Ateneo - si torna a bussare al governo, sperando in un effetto domino. È stata lanciata una petizione online, che sarà rilanciata con forza a settembre. «Appena raggiungeremo almeno cinquemila firme torneremo a Roma – annuncia Giulio Formenti, dottorando in Scienze ambientali all’Università degli Studi di Milano e rappresentante della categoria in Senato accademico –. L’idea è anche quella di dar vita a un comitato per la valorizzazione del dottorato».

Che in Italia, rispetto ad altri Paesi, è ancora bistrattato, nonostante i risultati e la consapevolezza del suo ruolo per lo sviluppo economico. «La valorizzazione del dottorato inizia dal compenso», è il titolo della missiva firmata da Giulio Formenti insieme a Nicola Chiaromonte, dottorando in Economics, e a Eugenio Petrovich, dottorando in Filosofia, per spiegare i motivi della petizione indirizzata alla ministra Valeria Fedeli con cui si chiede di aumentare l’importo minimo delle borse di dottorato, oggi ferme a 13.638 euro annui. Sottraendo tasse universitarie e altre voci, si arriva a circa mille euro al mese, cifra che non sempre permette di occuparsi a tempo pieno della ricerca, soprattutto in grandi città come Milano.

La Statale ha fatto da apripista garantendo l’aumento ai suoi mille dottorati e creando la Consulta dei dottorandi. Sono stati stretti accordi per estendere il trattamento anche ai ricercatori con assegni gestiti in collaborazione con altre università, fatta eccezione dell’ateneo di Pavia con cui, nonostante le mobilitazioni, non si è trovata la quadra: una quindicina di dottorandi gestiti in parternariato non si è vista ancora riconoscere l’aumento. «Il nostro obiettivo è passare dai mille dottorandi dell’Università degli Studi di Milano ai 25mila italiani. Come possiamo pensare di attrarre cervelli, anche dall’estero, se l’offerta economica è questa?», scuote la testa Formenti, che si è dato tempistiche serrate: «Ci sono state aperture da parte del ministero. Consegneremo le firme e chiederemo che entro la prossima legge finanziaria, a novembre di quest’anno, vengano stanziati i fondi per coprire gli aumenti e che il ministero ritocchi l’importo minimo verso l’alto. La cifra sarà oggetto di contrattazione, ma chiediamo un segnale concreto». Sarebbe una svolta storica: sono passati 10 anni dall’ultimo aumento. «Bisogna tornare a investire nell’università – concludono i dottorandi della Statale –, quello che proponiamo è di partire dal gradino più basso, eppure cruciale e spesso molto creativo, del sistema della ricerca universitaria: il dottorato di ricerca».

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