Ricercato in Grecia per due omicidi, preso a Milano: ma i giudici bloccano l'estradizione

Il bengalese Miah, 35 anni, è accusato di aver ucciso due persone, ma la Cassazione vuole più informazioni sulle carceri di Atene

Polizia (archivio)

Polizia (archivio)

Mohammad Saju Miah è stato arrestato a metà ottobre 2022 dagli agenti dell’Ufficio immigrazione della Questura. Era lì per una richiesta di protezione internazionale, ma non sapeva che nel frattempo l’autorità giudiziaria greca aveva spiccato un mandato di arresto europeo nei suoi confronti, accusandolo di aver ucciso con una spranga due colleghi di lavoro il 13 settembre 2020. Quando i poliziotti hanno capito che la persona ricercata per duplice omicidio volontario, porto abusivo e uso di arma poteva essere la stessa che stava aspettando la documentazione per mettersi in regola, lo hanno convocato negli uffici di via Montebello e hanno eseguito il provvedimento, portandolo a San Vittore in vista dell’estradizione.

Il ricorso

Ora, però, l’iter che dovrebbe concludersi con la consegna del trentacinquenne bengalese alle forze dell’ordine elleniche si è fermato: la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal legale dell’uomo e annullato la sentenza con cui lo scorso 12 gennaio la Corte d’Appello di Milano aveva dato il via libera, rinviando la questione a un nuovo giudizio.

No alle carceri greche

L’avvocato Andrea De Vincentis ha tirato in ballo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, paventando "il rischio concreto di violazione del diritto fondamentale della persona richiesta in consegna a non subìre trattamenti inumani e degradanti in ragione delle condizioni di detenzione nelle carceri greche". Per il legale, i giudici di merito – dopo aver richiesto a dicembre ai colleghi greci informazioni sulle condizioni di carcerazione a cui sarebbe stato sottoposto Miah – si sarebbero "attestati su una risposta solo parziale dell’autorità estera", invertendo "l’onere della prova" e considerando "generica l’eccezione" della difesa fondata sul Report del Comitato per la prevenzione della tortura del 2 settembre 2022 sulla situazione carceraria in Grecia "e sulla recente pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo, nella sentenza resa nel caso Kargakis".

Le motivazioni

Il ricorso è stato accolto dalla Cassazione: "Deve rilevarsi – si legge nelle motivazioni – come la Corte di appello non abbia escluso adeguatamente la sussistenza di un concreto rischio di violazione del diritto fondamentale della persona richiesta in consegna a non subìre trattamenti inumani e degradanti in ragione delle condizioni di sovraffollamento nei penitenziari greci". E ancora: "La Corte si è limitata a rilevare che la situazione asseritamente degradante delle carceri greche è stata espressa in termini di genericità", aggiungendo che "la documentazione depositata dalla difesa non è recente e si riferisce al dicembre 2021".

Tutto da rifare

Quindi, nonostante "il rischio reale di trattamenti inumani e degradanti" legato al Report 2022 e alla sentenza Kargakis, "la Corte di appello ha motivato in modo meramente apparente su questo punto decisivo ai fini dell’accoglimento della richiesta di consegna formulata dall’autorità giudiziaria estera e non ha svolto gli accertamenti individualizzanti richiesti dalla Corte di giustizia dell’Unione europea e dal costante orientamento della giurisprudenza di legittimità". Tradotto: tutto da rifare".

 

 

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