Renato Vallanzasca, la Procura chiede altri 6 mesi di isolamento in carcere

Milano, l’ex bandito della Comasina in cella da ormai mezzo secolo per quattro ergastoli aveva ottenuto la semilibertà poi però revocata

Renato Vallanzasca

Renato Vallanzasca

Milano - A Renato Vallanzasca, il protagonista della mala milanese degli anni ‘70 e ‘80, detenuto da mezzo secolo con "fine pena mai" a Bollate, va applicato "l’isolamento diurno per ulteriori 6 mesi". È la richiesta formulata al Tribunale ("quale giudice dell’esecuzione") dalla Procura che in un atto nel quale viene ricalcolato il cumulo pene per il 72enne, ex bandito della Comasina, anche sulla base della condanna, definitiva dal 2016, per la tentata rapina (di due mutande, un paio di cesoie e del concime) compiuta in un supermercato nel 2014, quando aveva ottenuto la semilibertà.

In sostanza, da quanto si evince dalla richiesta che riporta complessi calcoli giuridici e riferimenti alla normativa, per la Procura, sulla base di quella condanna definitiva a 10 mesi - che va considerata assieme all’ergastolo che deve scontare per una serie di delitti - Vallanzasca deve stare in isolamento altri 6 mesi. In passato l’ex “re della Comasina“, condannato tra le altre cose per l’omicidio di due agenti di polizia a Dalmine (Bergamo) nel 1977, aveva già passato 3 anni in isolamento diurno (periodo terminato il 5 ottobre 2001).

Nei giorni scorsi è stata inoltrata al Tribunale la richiesta di "aggravamento di determinazione della durata dell’isolamento diurno", firmata dal pm Adriana Blasco dell’Ufficio esecuzioni della Procura. Istanza che potrebbe pesare pure su una nuova richiesta per la concessione della semilibertà che Vallanzasca ha presentato di recente al tribunale di sorveglianza. Tribunale che nel 2014, dopo la tentata rapina, gli revocò quel beneficio e che poi negli ultimi anni ha già bocciato altre sue richieste di semilibertà o liberazione condizionale.

Condannato a 4 ergastoli e 296 anni di carcere e con un "fine pena: mai", Vallanzasca prima dell’ultima assurda rapina di mutande al supermercato, aveva incassato il pollice alzato dell’équipe di esperti del carcere di Bollate, che in una relazione avevano messo in evidenza il suo "cambiamento profondo", "intellettuale ed emotivo", specificando che "non potrebbe progredire" continuando a stare in cella, dopo 46 anni di detenzione. Di recente è stato tra le voci narranti di una docu-serie televisiva su “La Mala. Banditi a Milano“ e nella vita privata ha firmato il divorzio con la sua seconda moglie Antonella che è stata anche sua amica fin dall’infanzia e con cui era stato sposato (dal carcere) per dieci anni.

 

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