MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano a due facce, l’abisso del reddito: cinque volte più alto nel centro città

Un terzo degli abitanti dichiara meno di 15mila euro. Più “lavoratori poveri”. Al ristorante solidale Ruben 60mila pasti serviti in un anno, 250 ogni sera

Il sindaco Beppe Sala all'evento della Fondazione Ernesto Pellegrini

Il sindaco Beppe Sala all'evento della Fondazione Ernesto Pellegrini

Milano – Milano, la metropoli. La città che produce ricchezza. Ma anche disuguaglianze. Eppure non c’è difficoltà che non trovi una mano tesa, all’ombra della Madonnina. Una città in cui anche la povertà si trasforma, in cui avere un lavoro – ed è emerso negli ultimi anni – non è garanzia per condurre un’esistenza dignitosa dato che il costo della vita è sempre più alto ed è difficile potersi permettere una casa pure in zone periferiche.

Se n’è parlato ieri, alla Triennale, in occasione dell’anniversario dei 10 anni della Fondazione Ernesto Pellegrini onlus che al Giambellino ha creato il ristorante solidale Ruben, così chiamato in onore di un uomo che morì di stenti, che Ernesto Pellegrini conobbe da ragazzo quando lavorava nella cascina della sua famiglia e che allora non riuscì ad aiutare. Ora, in 10 anni, la fondazione ha supportato 15mila persone. Chi attraversa un periodo difficile può cenare qui, nella grande sala di via Gonin 52, al costo di un euro. Una cifra simbolica che protegge la dignità cancellando il senso di umiliazione che spesso nasce in chi è costretto a chiedere aiuto.

“Si paga il conto per allontanare l’idea di elemosina”, spiega l’ad della fondazione Giuseppe Orsi. E sono oltre 60mila le cene servite all’anno, grazie a chef che ogni giorno propongono menù diversi e a volontari che accolgono. Di questi pasti, 16mila vengono consumati da ragazzi sotto i 16 anni. Ogni sera, a tavola si siedono 250 persone. “Ruben è un intervento concreto – evidenzia Orsi – che Pellegrini ha voluto portare avanti con l’obiettivo dichiarato di contrasto alle nuove forme di povertà”. L’accesso è subordinato a un colloquio nei centri di ascolto o enti della rete, a seguito del quale Ruben rilascia una tessera valida per 60 giorni, rinnovabile. Un aiuto per ridurre le disuguaglianze. “Milano è una città che produce molta ricchezza – sottolinea David Benassi, sociologo docente e ricercatore dell’Università degli studi Milano Bicocca – ma è anche una delle città dove la disuguaglianza interna è più elevata: nel 2022 gli abitanti del cap 20121, del centro, hanno dichiarato un reddito medio di quasi 100mila euro; in periferia, e ho preso come riferimento il cap 20157, il reddito è di 18mila euro. Nel primo luogo è 5,3 volte più alto. La differenza più marcata tra le città italiane. E un terzo dei milanesi dichiara meno di 15mila euro”.

Il tasso di disoccupazione a Milano, prosegue, “è relativamente basso: 5%. Ma per la pressione del costo della vita i redditi sono insufficienti, soprattutto per i prezzi delle abitazioni. Un esempio: al Giambellino un bilocale in affitto costa in media 1.200 euro. Un trilocale, 1.500. E l’arrivo della M4 ha reso più appetibile la zona, con il conseguente aumento dei prezzi”. Una fotografia “che mostra una città che tende ad espellere non solo i più poveri ma anche i ceti medi”, parole di Ferrucci o De Bortoli, presidente Vidas. “Sant’Ambrogio – la riflessione di monsignor Luca Bressan, vicario episcopale e presidente di Fondazione Caritas – aveva capito che il vero tesoro sono i poveri, che aiutava, perché sono loro a mandare avanti la città”. Oggi la povertà “è multidimensionale, alimentare, educativa, ma anche legata all’assenza di relazioni. Occorre costruire reti territoriali – l’intervento di Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo – per intercettare i problemi”.

“Sono in mezzo a persone che “fanno“”, il saluto del sindaco Giuseppe Sala. Quanto al tema della casa: “A Milano – sottolinea – ci sono 65mila case popolari dove la gente paga 150 euro al mese di affitto e, quel 30 per cento di inquilini che non riesce a far fronte alla spesa, non paga nemmeno quello perché ci pensa il Comune. Si chiama welfare. I problemi ci sono ma la politica non può risolvere tutto da sola. Facile criticarci, senza tener conto dei tagli ai bilanci. A Milano noi cerchiamo di risolvere il problema ma abbiamo bisogno di gente che abbia voglia di rimboccarsi le maniche per aiutare”.