Milano, 17 aprile 2024 – Fra i presunti fiancheggiatori di Moustafa Khawanda, il ventinovenne arrestato con l’accusa di aver riempito la rete di odio nei confronti di Israele e sostegno al terrorismo islamista, c’è anche un nome noto alle cronache.
Si tratta di Raul Kirchhoff, 33 anni nato a Milano e residente in Svizzera. Italo-tedesco, imprenditore di professione – o almeno così si definisce sui social – "in passato rilevato come contiguo agli ambienti della locale realtà di estrema destra collegata alla Skinhouse di Bollate", nel Milanese, locale a metà fra la sala concerti e il centro sociale di estrema destra che nel decennio scorso funzionò da incubatore per esperienze di attivismo extraparlamentare d’ispirazione neonazista.

Odio condiviso
Kirchhoff e Khawanda, si legge negli atti dell’inchiesta, avevano trovato "un punto di contatto nel sentimento antisionista" e definivano nelle chat gli ebrei "ratti" e "parassiti" (“ratif” e “parasitt”, forse in dialetto del Canton Ticino) e chiamavano Israele "IsraHell", mostrando "ammirazione", soprattutto il 29enne, per Hitler, con approvazioni per le azioni di Hamas.
Khawanda rimarcava anche "il suo forte desiderio di partire e unirsi al conflitto". Il 13 ottobre scorso scriveva a Kirchhoff: "Bro sono l'egiziano più antisionista che potrai mai conoscere nella tua vita".
E Kirchhoff ricambiava, dando segno di caloroso apprezzamento nei confronti delle posizioni del giovane, incensurato e residente alla Barona. “Sembra di leggere il mio pensiero, bravo! Nonostante le nostre diversità i valori ci legano'"