FRANCESCA BELLOLA
Cronaca

"Ratataplan? Un rischio, cambiò la mia vita"

Maurizio Nichetti si racconta: una carriera professionale iniziata come sceneggiatore della Bruno Bozzetto

di Francesca Bellola

Una vita dedicata al cinema. Un viaggio fatto di racconti, riflessioni, studi e immagini. Non solo. Maurizio Nichetti, attore, sceneggiatore, regista nonché

insegnante, è stato - intorno agli anni ‘80 - il precursore dei film d’animazione. Ha iniziato come sceneggiatore alla Bruno Bozzetto Film e ha fondato la compagnia milanese Quelli di Grock che unisce la tradizione della commedia al mimo. È un maestro e innovatore di un linguaggio dissacrante contestualizzato in cartoons, dove i grandi potevano esibire le loro fantasie. Il successo è immediato.

Dal suo primo film “Ratataplan” del 1979, che ottenne il Nastro d’argento come miglior regista esordiente, la notorietà si afferma con altri riconoscimenti e premi internazionali per capolavori quali: Ho fatto splash (1980), Ladri di saponette (1989), Volere volare (1991), Luna e l’altra (1997). È direttore artistico del Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano.

Come vive questo periodo di lockdown?

"Come un liceale, in casa davanti al computer, esco solo in maschera!".

Oltre quarant’anni di carriera alle spalle. Un bilancio?

"Al momento sono interessato più ai prossimi vent’anni, quelli passati mi danno meno preoccupazioni".

Nel 1971 ha iniziato a lavorare come sceneggiatore per la Bruno Bozzetto film. Ce ne vuole parlare?

"Conoscevo a memoria tutte le comiche mute viste in televisione. Solo dopo tanti anni ho saputo che gli sceneggiatori di quelle comiche, all’arrivo del sonoro nel cinema, si erano buttati a scrivere gags per i cartoons. Forse per questo, sin dal mio primo giorno di lavoro, mi sono trovato a mio agio tra i cartoni animati".

Nel 1979, il primo film da lei scritto, intepretato e diretto, Ratataplan, con un budget ridotto, ottiene grande successo a livello internazionale. Com’è andata?

"Ratataplan è stato un azzardo che solo un grande ottimismo e un pugno di amici ha reso possibile. Fare cinema a Milano non è mai stato facile, farlo senza dialoghi e senza attori famosi sembrava impossibile. La troupe era formata da una decina di persone: Mario Battistoni alla fotografia, Mariapia Angelini scenografa e costumista, Alessandro Calosci all’organizzazione, e poi tutti Quelli di Grock.

Cinque settimane che non hanno cambiato il mondo, ma la mia vita sì".

La fama è continuata con Ho fatto splash (1980), Ladri di saponette (1989), Volere volare (1991). Aneddoti di quel periodo?

"Ho scritto un libro “Autobiografia involontaria” di Bietti Heterotopia, per raccontare gli aneddoti più gustosi di quegli anni. Ogni film una sfida diversa, un viaggio, un’avventura che mi ha fatto trasformare anche in un cartone animato".

Ha lavorato con Monicelli accanto a Sordi e a Tognazzi in Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, nel ruolo di Bertoldino. Un ricordo del maestro?

"Mario Monicelli era il classico burbero benefico. Sul set non era prodigo di complimenti. Dopo ogni ciak la stessa battuta: “Mario com’è andata?” e lui: “Se non ti ho detto niente, vuol dire che è andata bene“. I suoi silenzi erano sempre il migliore apprezzamento".

Dal 2014 è direttore artistico del Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano. Qual è la differenza con le altre scuole del settore?

"Corsi di cinema ce ne sono, ma il triennio della scuola dedicata a pubblicità e cinema d’impresa, è unica nel suo genere. Siamo attivi con laboratori di alta formazione offerti anche in remoto. Sul sito (www.fondazionecsc.it) si possono trovare tutte le offerte formative dei corsi triennali equipollenti a un titolo di laurea di primo livello e numerose attività per chi ha interessi specifici da soddisfare".

Come vede Milano, la sua città, nel futuro?

"Credo la guarderemo sempre di più col naso all’insù. Milano sta crescendo in altezza e speriamo di rivederla presto piena di stranieri ammirati dalla nostra moda, dal design, dalla cultura e, perché no, anche dal nostro cinema!".