di Francesca Grillo
Il punto principale che è emerso dall’incontro, da cui bisogna partire per migliorare una situazione sempre più drammatica, è il bisogno di condivisione e collaborazione. All’interno dell’iniziativa Insieme contro la povertà alimentare nel corsichese, un’assemblea pubblica per stilare un patto condiviso, sono emersi dati allarmanti e nuove necessità per fronteggiare il problema. Un dibattito e scambio con chi, in prima linea, si occupa di sostenere le famiglie in difficoltà. A partire da ActionAid, con il responsabile Roberto Sensi, passando per don Massimo Mapelli, punto di riferimento della Caritas della zona; Marco Rivellini dell’associazione Ibva; Andrea Villa, presidente provinciale Acli Milano; Rosella Blumetti (Cgd Milano) e Pina Andrello, colonna dell’associazione La Speranza odv di Corsico. Proprio La Speranza ha siglato, ormai da anni, un patto di collaborazione con ActionAid per condividere strategie e strumenti a supporto delle oltre 300 famiglie (per un totale di più di mille persone) che si rivolgono all’associazione di Corsico per un aiuto. Si tratta di persone che non riescono a mettere il pane a tavola tutti i giorni: per lo più sono italiani (quasi 700), con figli piccoli (circa 300 i minori) e con difficoltà economiche che sono peggiorate durante la pandemia. Proprio l’emergenza pandemica ha visto aumentare i bisognosi che si rivolgono alle associazioni. Secondo i dati i nuovi poveri sono in netto aumento: si tratta di persone che si sono trovate improvvisamente in condizioni di indigenza. Nel corsichese, i tassi di disoccupazione registrati alla vigilia della pandemia erano tra i più alti dell’intera provincia di Milano (oltre il 10%) e sono aumentati dopo i lockdown. A questo aumento esponenziale delle richieste di aiuto, si è aggiunta l’emergenza profughi ucraini. Secondo i relatori dell’incontro, c’è da considerare anche il fattore "vergogna che impedisce a chi ha bisogno di chiedere aiuto, sottostimando l’emergenza". Secondo i dati riportati, sono le donne i soggetti più esposti alla povertà alimentare, "perché discriminate nel mercato del lavoro, con salari più bassi e maggiore precarietà". Difficile situazione pure per gli adolescenti, i ragazzi che si trovano ad affrontare anche le conseguenze dell’impatto psicologico che questo tipo di povertà porta. L’obiettivo tra associazioni e comuni è di condividere un "patto contro la povertà alimentare" e fare rete.