MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Danylo sfigurato dai rapinatori con il taglierino: “In fuga dalla guerra in Ucraina, a Milano ha trovato l’inferno”

Milano, il racconto del ragazzo aggredito alla stazione Garibaldi: “Erano in quaranta, ci hanno accerchiato per rubarci occhiali e borsello. Pensavo di morire dissanguato”

Le ferite sul volto di Danylo Shydlovskyi

Le ferite sul volto di Danylo Shydlovskyi

Milano – Il taglio dalla fronte al mento. Altri due sulla schiena lunghi 5 centimetri. Più una ferita al braccio sinistro. "Ho avuto paura di morire dissanguato, non si può rischiare la vita così". Danylo Shydlovskyi, ucraino che compirà 19 anni domani, mostra i segni terribili lasciati dai rapinatori che lo hanno aggredito la sera di domenica 6 agosto in piazza Freud, davanti alla stazione di Porta Garibaldi.

“Erano in quaranta”

"Una banda di una quarantina di nordafricani", racconta il ragazzo al Giorno. Un episodio capitato a un mese di distanza dalla rapina con machete su un treno regionale della tratta Lecco-Milano. E proprio da Lecco arrivava il diciottenne, rientrando a Milano alle 19 dopo una gita domenicale al lago insieme a suo fratello e altri amici. "In tutto eravamo sei, quattro maschi e due femmine, di cui due minorenni".

Danylo Shydlovskyi medicato in ospedale
Danylo Shydlovskyi medicato in ospedale

Volto sfregiato

Danylo ha cercato di proteggere gli altri, "in particolare le due ragazze", e ha avuto la peggio. Ricoverato all’ospedale Fatebenefratelli, dopo le cure è stato dimesso con 20 giorni di prognosi. "Ma ne avrò almeno per un anno. Devo tenere sotto controllo la ferita, mi dovranno togliere i punti (ne ho almeno trenta) e poi dovrò iniziare i trattamenti di chirurgia plastica". Perché la cicatrice sul volto è evidente. Uno sfregio lasciato per portargli via il borsello con dentro il portafoglio ("senza soldi") e il cellulare.

Danylo Shydlovskyi con la mamma Raissa
Danylo Shydlovskyi con la mamma Raissa

In fuga dalla guerra

Danylo si esprime solo in ucraino e a tradurre le sue parole ci pensa mamma Raissa, che vive in Italia da 7 anni. Il figlio l’ha raggiunta insieme al fratello minore dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. "Pensavo che qui a Milano sarebbe stato al sicuro. Paradossalmente, la guerra l’ha trovata qui", commenta la donna. E non riesce a trattenere le lacrime.

I colpevoli devono pagare

Interviene il suo compagno, Gianfranco: "Noi chiediamo che i colpevoli paghino. Non posso guardare il volto di questo ragazzo e pensare che chi lo ha ridotto così è ancora libero di fare del male. Io mi auguro che le forze dell’ordine arrivino a individuare presto i responsabili, partendo dalla visione dei filmati di videosorveglianza, sia per una questione di giustizia nei confronti di Danylo e sia perché sono molto pericolosi. Quello che è successo non va sottovalutato, bisogna potenziare i controlli in stazione e in tutta l’area vicina".

Nel mirino già da Lecco

A raccontare come tutto è iniziato è Stanislav, che era insieme a Danylo e agli altri ragazzi domenica pomeriggio. "Sei giovani nordafricani – comincia – hanno iniziato a infastidirci già dalla stazione di Lecco, prima di salire sul treno. Loro hanno preso il nostro stesso treno; noi abbiamo fatto finta di nulla e ci siamo sistemati in un altro vagone". Il viaggio è filato liscio.

“Non sono sacappato”

Una volta arrivati alla stazione Garibaldi, però, "quei sei ci hanno seguiti fino all’uscita della stazione". Prosegue il racconto Danylo, con la mamma a fare da interprete: "Quei ragazzi si sono uniti ad altri. Erano circa una quarantina e ci hanno accerchiati. Mi hanno portato via gli occhiali e io non ho reagito. A un certo punto qualcuno ha spruzzato uno spray urticante. Io, d’istinto, ho allontanato le due ragazze che erano vicino a me, per proteggerle, e non sono scappato".

Il taglierino

Poi si è sentito afferrare. "Mi hanno spinto contro una macchina parcheggiata e spaccato una bottiglia sulla testa. Poi mi hanno colpito al viso, con una cintura, e mi sono piegato". Stanislav, che osservava la scena impotente, ha chiesto aiuto. "Ma dopo pochi secondi uno di quei ragazzi lo ha aggredito con un taglierino: gli ha sfregiato tutto il viso, dalla fronte al mento, ed è passato alla schiena, colpendo anche il braccio mentre il mio amico cercava di difendersi".

In una pozza di sangue

Poi gli aggressori sono fuggiti, con il magro bottino. E lasciando Danylo in una pozza di sangue. "Dopo sono arrivati due poliziotti e quattro militari". Sul posto la Polfer. Dopo essere stato dimesso dall’ospedale, il ragazzo, che per adesso ha dovuto anche smettere di lavorare ("lavoro per una cooperativa che fornisce manodopera") ha sporto denuncia alla stazione dei carabinieri di Affori. "Mi auguro che le forze dell’ordine riescano a trovare chi mi ha ridotto così: oggi è capitato a me, domani potrebbe capitare a un altro. Io sto passando giorni terribili: nessuno merita questo".

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