"Ragazzi senza bussola Qui possono imparare a stare bene insieme"

di Barbara Calderola

Riannodare le relazioni strappate dal Covid, ma anche dalla fragilità familiari. Chiamarlo dopo-scuola sarebbe riduttivo, "Fraternità per lo studio", il progetto che ha riempito gli oratori di Pioltello – Maria Regina e Sant’Andrea – va oltre le difficoltà fra i banchi. È una comunità nella comunità che si ritrova il pomeriggio e che ha avviato un percorso oltre "le nostre mura e i nostri ragazzi" con i docenti al lavoro in città che hanno inviato alle parrocchie una sessantina di minori a rischio. "Seguiamo la fascia 11-17 anni – spiega don Giacomo Roncari, ideatore dell’iniziativa che ha preso forma durante il primo lockdown e che ora fa parte di “Giovani in cammino“, il progetto promosso da Odielle (Oratori Diocesi Lombarde) finanziato dalla Regione per contrastare il disagio giovanile: coinvolge in tutto un centinaio di partecipanti. Un passo avanti verso l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze con interventi mirati alla promozione. E in una città dove un residente su quattro è straniero, terzo comune d’Italia per la presenza di chi viene ad abitare qui dall’estero, ogni giorno è una sfida. "Per gli adolescenti in particolare: molti sono senza punti di riferimento. Qui imparano a ‘stare insieme’. Ascolto, appoggio, calore, ma anche regole, fondamentali per sentire il legame".

Pioltello è diventato così il laboratorio di un esperimento che ha riflessi anche sui genitori, spesso in condizioni difficili e costretti a lasciare soli i figli durante lunghi turni in fabbrica.

Per loro non ci sono solo compiti, alla fine del dovere preti, volontari e l’educatore professionale, Paolo Caccianiga, che segue il progetto, organizzano attività di intrattenimento "durante le quali ragazzi di culture e religioni diverse possono esprimere liberamente la propria personalità alimentando rapporti che vanno oltre la ristretta cerchia scolastica". Capita così che "due fratelli ti ringrazino per un divieto che gli è stato imposto, ‘mamma e papà non ci dicono mai cosa non dobbiamo fare’", racconta il sacerdote. Parole che fanno riflettere non solo la task-force solidale che ha cominciato con i lavoretti in oratorio e passeggiate in bici durante la prima estate con il virus. "Non avevamo la forza di organizzare le bolle – ricorda don Giacomo – ma si poteva fare attività fisica e in sella siamo arrivati fino a Concesa, a una trentina di chilometri da qui. Tutto per non lasciare i giovanissimi da soli. Perché l’emergenza oggi non è più la strada, ma la casa. I figli vivono chiusi in quattro mura: è questa la nuova barriera da abbattere".

Ora il gruppo è diventato una risorsa per la comunità pastorale Maria Madre delle Genti: "Bambini e adolescenti mi insegnano a guardare la realtà da tanti punta di vista diversi – sottolinea l’educatore – condividere è una ricchezza reciproca". Questo è il punto di partenza di nuovi piani. "Vorremmo farli rimanere anche a pranzo", anticipa don Roncari, che sta già mettendo in cantiere la nuova fase della rete di protezione.

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