di Marianna Vazzana
"Siamo stati per mesi chiusi in casa, con schermi davanti agli occhi. Molti ragazzi, ora, sono in difficoltà: non riescono a vivere una ‘nuova normalità’ anche perché alle fragilità accumulate si aggiungono problemi di tipo sociale ed economico che la pandemia ha generato". Lo spiega Sofia Canali, diciottenne, tra i ragazzi protagonisti di "Tel chi!", Eccolo qui in milanese, progetto presentato ieri nella sede di via Vallazze 26, tra Città Studi e Casoretto, in un immobile confiscato alla criminalità organizzata e assegnato dal Comune di Milano a Cuore e parole Onlus. In dieci luoghi della Città Metropolitana a servizio degli adolescenti, l’associazione, insieme agli educatori di Pepita, mette a disposizione équipe con esperti in ascolto, aggregazione e giochi grazie al sostegno di Fondazione di Comunità Milano. "Un presidio socio educativo per i giovanissimi e anche un supporto per la comunità educante", sottolineano i promotori. E’ emerso che con l’emergenza sanitaria sono aumentati i ragazzi che hanno avuto bisogno di aiuto psicologico e in certi casi anche medico, per disturbi del sonno e non solo. Molti chiedono connessioni reali, non con lo smartphone. Nei periodi di lockdown, con dad come unica finestra sul mondo, "Pepita ha registrato oltre 500 segnalazioni per violenza digitale e cyberbullismo, di cui 107 solo nell’area metropolitana. La cooperativa ha anche ricevuto 77 richieste di aiuto da parte di docenti ed educatori di oratorio".
Per curare le ferite e guardare al futuro ci saranno 10 poli di quartiere: in via Vallazze 26 e in oratori e centri educativi dell’hinterland a Pioltello, Bussero, San Donato (tre sedi), Vimodrone, Truccazzano, Vignate e Vizzolo Predabissi, teatri di incontri settimanali, sportello di ascolto, supporto motivazionale e psicologico e non solo.
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