Quei pomeriggi di festa che allontanano i milanesi dal centro

L'articolo analizza il fenomeno del turismo a Firenze e Milano, evidenziando come l'afflusso di visitatori possa influenzare negativamente la vita quotidiana dei residenti, spingendoli ad evitare il centro città nei giorni di maggiore affluenza.

Lotito

Destò scalpore, a inizio anno, l’accusa a Firenze di essere asservita al turismo. Città meretrice, disse la direttrice della Galleria dell’Accademia, salvo poi mitigare il giudizio alla luce delle immancabili polemiche. Problema insolubile, quello delle città d’arte, che prosperano in gran parte sul turismo e a volte, nello stesso tempo, se ne rammaricano per l’eccessivo affollamento. La questione sembrava lontana per Milano, pur essendo anch’essa, da tempo, considerata città d’arte, oltre che di molto altro. La rumorosa invasione dei turisti che appunto a Firenze o a Roma o a Venezia non dà respiro ai residenti, si è finora manifestata nella metropoli lombarda in una versione, chiamiamola così, castigata. Ma qualcosa è cambiato anche qui. Basta affacciarsi in piazza del Duomo a fine settimana, quando una enorme folla s’impossessa di tutta l’area pedonale e dilaga in ogni dove. Bene così, ovviamente. Significa che la città è viva e attrattiva. Senza parlare delle occasioni speciali - settimane della moda, Salone del mobile e Design Week -, che fanno di Milano il centro di un impressionante vortice di affari, curiosità e interesse.

Eppure, tutta questa esplosione di presenze e di movimento un effetto negativo lo ha avuto, ed è l’allontanamento dei milanesi dal cuore della città in una spiccia amministrazione del tempo libero: "In centro il sabato o la domenica? Mai!". Impegno difficile da mantenere, ovvio, perché prima o poi in piazza si deve andare ("In piazza", come si fa in ogni città italiana). Ed è quando si è qui, in mezzo a una gran confusione, tra piccioni che svolazzano e distributori di mangime, cantanti e ballerini che si esibiscono col cappello in mano e altoparlante a tutto volume, che ci si impegna a non ripetere l’esperienza, scoprendo che Milano è bella nei giorni feriali, quando si lavora.

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