
Ore 13.30 del 22 marzo 1943: si ferma il reparto Bulloneria della Falck. È l’inizio degli scioperi antifascisti. Si paralizza mezzo Paese. Ma il regime non la prende bene. Vengono deportati 570 operai, più della metà non tornerà mai a casa. Come racconta Giuseppe Valota in "Dalla fabbrica ai lager", libro prezioso e (quasi) sconosciuto da cui Renato Sarti ha tratto qualche tempo fa "Matilde e il tram per San Vittore", da stasera di nuovo al Teatro della Cooperativa. Una produzione dello stesso palcoscenico di Niguarda, supportato dall’ANED, l’Associazione nazionale ex deportati. Perché lo spirito antifascista continua a batter forte in via Hermada. Che non a caso ripropone il lavoro in questa settimana dedicata alla Memoria. Cast al solito tutto al femminile: Marta Marangoni e Rossana Mola. Perché furono proprio le operaie a incrociare per prime le braccia. A dare il via. Come spesso succede. "Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti e le storie di madri, fidanzate, mogli, sorelle – spiega Sarti –. Credo sia urgente parlare di certi temi, mentre osserviamo una continuità storica nella minaccia neofascista. Qui unendo le vicende dei deportati con la grande epopea operaia di Milano Nord, gli scioperi di Falck, Pirelli, Breda, Magneti Marelli". Persone comuni, non eroi. Ma capaci con ogni mezzo di opporsi alle violenze nazifasciste. Sul palco si compone così un orizzonte di lotta quotidiana. Per un mosaico drammaturgico che diventa reticolato di vite. E di resistenze.
Diego Vincenti