Quando i ragazzi si “parlavano” Che nostalgia

Emilio

Magni

C on mia grande contentezza, mi capitava talvolta di ritrovare un bel dialetto ormai quasi scomparso ascoltando anziane nonne che come me erano in attesa dell’uscita dei nipotini da scuola. Una volta sentii una di queste rivolgersi a un’amica per dirle: "M’han dì che l mia neuda Regina la ghe parla al to Francesc". La donna aveva voluto dire di aver saputo che la sua nipote Regina si stava fidanzando con il figlio della donna alla quale si era rivolta. Un tempo quando un ragazzo e una signorina cominciavano a incontrarsi in procinto di fidanzarsi, si diceva semplicemente: "Se parlen". Il modo di dire è arcaico, superato e proprio per questo mi è piaciuto molto riascoltarlo. Spostando il dialogo ai nostri tempi, la donna interpellata, madre del fidanzato, ha commentato che non era il caso di dire "se parlen", perché adesso, rispetto a una volta, le cose viaggiano molto più veloci. Ha infatti aggiunto: "Alter che se parlen, en già sta al mar insemm". Altro che semplicemente parlarsi, la coppia era già stata insieme nelle vacanze al mare. Mi ricordo di aver ascoltato questo "se parlen" parecchie volte nel chiacchierare di mia madre. L’ho ritrovato pure leggendo il bel libro "Il cavallo rosso" del grande scrittore brianteo (al quale purtroppo in Italia è stato assai poco riconosciuto il valore che ha) Eugenio Corti di Besana Brianza. Il sottotenente Ambrogio, protagonista della storia, tornato miracolosamente a casa in licenza dopo la terribile ritirata dalla Russia, è andato in paese e ha visto gli amici Luca e Giustina che stavano conversando, "si parlavano". Pertanto ha capito che i due si erano fidanzati. Corti spiega che si comportavano così, chiacchierando, per attenersi al costume popolare, che stabiliva che quando era con il fidanzato, la ragazza doveva solo parlare con lui e soprattutto non allontanarsi dall’occhio vigile di sua madre. Spiega ancora Corti che quel "se parlen" era l’espressione con cui il dialetto lombardo designava il fidanzamento. Adesso non lo dice più nessuno, tranne la nonna fuori dall’asilo. emiliomagni@yahoo.it

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