Milano, 27 ottobre 2020 - Devastazioni in centro. Molotov in corso Buenos Aires. Un assalto al palazzo della Regione respinto coi lacrimogeni. Un agente lievemente ferito e 28 persone portate in Questura a fine serata. La protesta contro il coprifuoco, infiltrata da ultrà, anarchici ed esponenti dei centri sociali, è deflagrata ieri al calar della sera. C’erano state alcune avvisaglie nei giorni scorsi, ma niente che facesse pensare a un blitz così imponente: in strada circa trecento persone, e, a giudicare dalle conseguenze, i rappresentanti delle categorie colpite dalla crisi erano la netta minoranza o comunque sono stati sopraffatti da gruppi di ragazzi con volto coperto e armati di bottiglie di vetro, bastoni di ferro e altro materiale raccattato per strada.
La battaglia di Milano è iniziata alle 20.30 in piazzale Loreto, dov’era in programma una manifestazione convocata col tam tam sui social. Sui marciapiedi esponenti di varie aree: da un manipolo di ultrà della Nord interista agli anarchici che abitualmente frequentano via Gola, fino ad altri elementi della galassia antagonista e personaggi noti in via Padova. E poi c’erano anche adolescenti o poco più che ventenni, senza un’apparente appartenenza politica. Il gruppo eterogeneo, in cui erano presenti anche stranieri (alcuni parlavano spagnolo tra i casseur con i sassi nelle tasche), si è subito mosso in direzione Porta Venezia: dopo un’iniziale esitazione, generata dalla presenza delle camionette dei carabinieri all’angolo con via Pergolesi, l’ala dura ha preso il sopravvento e ricominciato a marciare decisa.
La prima bottiglia incendiaria è atterrata a pochi metri da un rider in bicicletta. È stato il segnale, salutato da un’ovazione della piazza. Lungo la strada, alcuni manifestanti, rigorosamente con la sciarpa sul volto e il casco in testa, hanno iniziato a ribaltare cestoni della spazzatura e monopattini elettrici, risparmiando invece le vetrine dei negozi; qualche “pacifico” ha provato a rialzare quanto buttato a terra, ma non gli sarebbe bastata una notte intera per riparare i danni che solo oggi conteremo.
Ai Bastioni di Porta Venezia, il serpentone ha svoltato a destra in via Vittorio Veneto, con i blindati delle forze dell’ordine che lo sorpassava a tutta velocità in viale Città di Fiume. Lì si è iniziato a percepire quale fosse la meta della manifestazione e di conseguenza l’obiettivo prioritario da difendere: Palazzo Lombardia. In via Galilei angolo Montesanto è stato assaltato un tram (il conducente è fuggito); due pattuglie dei vigili, in Repubblica per deviare il traffico, sono state prese di mira da un lancio di oggetti. Poi è scattato il blitz in via Gioia, a Palazzo Lombardia, con pietre, fumogeni e petardoni: i poliziotti hanno respinto la prima linea con un fitto lancio di lacrimogeni, che ha fatto indietreggiare i manifestanti fino in viale della Liberazione; un ragazzo che stava riprendendo la scena col cellulare è stato colpito a colpi di ombrello.
I black bloc sono tornati alla carica, ma nel frattempo le forze dell’ordine avevano già guadagnato terreno fino all’incrocio con via Pirelli: da quel punto, è partito un secondo lancio di lacrimogeni, che stavolta si è concentrato in due direzioni, così da scongiurare possibili manovre di accerchiamento da parte dei violenti. Il corteo si è pian piano disperso verso la Centrale, lasciando dietro di sé un tappeto di vetri e fumo ovunque. "Non si fa così", ha abbozzato alla coda del gruppo un albergatore rintanato nella hall del suo hotel ai piedi del Pirellone. Una voce isolata. Come quelle di chi ieri sera pensava di essere in piazza per protestare, anche duramente, contro il Governo, e si è ritrovato in balìa di chi ha usato la sua rabbia per spaccare e distruggere.