GABRIELE MORONI
Cronaca

Trentacinque anni fa il primo cuore artificiale: l'incontro tra la famiglia e il chirurgo

Nel 1987 Giuseppe Campanella fu salvato da un doppio trapianto: 13 anni di impegno e affetto in più. Vedova e figlia parlano con il chirurgo che lo operò: “Una grande emozione“

La prima foto di Giuseppe Campanella dopo l’impianto del cuore artificiale

La prima foto di Giuseppe Campanella dopo l’impianto del cuore artificiale

Trentacinque anni dopo. Favola di Natale. Storia di Capodanno. Il primo impianto di un cuore artificiale in Italia e a distanza di pochi giorni il trapianto di un cuore naturale. Il protagonista ha preso commiato per sempre, tredici anni dopo avere ritrovato la vita. A raccontare sono la moglie e la figlia. Nel 1986 Giuseppe Campanella ha quarantasei anni. Siciliano di Monreale, vive a Dresano. Dal matrimonio con Bianca Rosa Bianchettin sono nati Erica Laura e Ivan. Campanella si sente male una sera di giugno. Soffre di stomaco, in ospedale si pensa a quello. Invece è un infarto che in una notte devasta il cuore in maniera irrimediabile. Racconta Bianca, la moglie: "Aveva fame d’aria. Peggiorava a vista d’occhio. Ero infermiera all’ospedale di Vizzolo Predabissi. Certe mattine rincasavo e lo trovavo in giardino, con una coperta sulle spalle: gli pareva di respirare meglio. Non voleva più prendere farmaci. Piangeva. Stavamo vedendo l’ultima serata del Festival di Sanremo. Pippo Baudo ha annunciato la scomparsa di Claudio Villa. Giuseppe si è chiuso in camera e ha dichiarato di voler morire". Si apre il drammatico e insieme meraviglioso 1987. Una sola speranza: il trapianto di cuore. Pavia, il Policlinico, la Cardiochirurgia diretta da Mario Viganò. Una pausa nel racconto di Bianca. Una chiamata sul cellulare: la voce di Viganò. "Professore, sono la moglie di Giuseppe Campanella". Fra la signora e il famoso cardiochirurgo corre il filo dell’emozione e della commozione. Il pianto dolce di Bianca. "Professore, sentirla è un bel regalo di Natale. Siamo qui per ricordare Giuseppe. Lui le voleva molto bene".

Parla anche Erica. Ricorda a Viganò il disegno, regalo di una bambina riconoscente. Si torna a quel 1987. Giuseppe è ricoverato a Pavia. Sta morendo e il cuore non si trova. Il 23 dicembre il ministero della Sanità dà il via al progetto Icaros, che prevede le prime applicazioni sperimentali di cuori meccanici. "Fate presto", si limita a dire l’uomo di Dresano. Ha saputo che sarà il primo in Italia a ricevere un cuore artificiale. Magica notte di Natale. Viganò e la sua squadra sono assistiti dal bioingegnere svizzero Jean Pierre Brueger, addetto al funzionamento dell’apparecchio Pierce-Sonachy, e dal professor Luigi Donato, responsabile nazionale di Icaros.

«Quando me lo hanno fatto vedere era sotto una montagna di lenzuoli bianchi. Con il passare dei giorni ha recuperato. Diceva sempre agli infermieri di mettere più nastro adesivo attorno ai fili per paura che qualcuno ci inciampasse e li strappasse. Si era abituato alla macchina, il ticchettio gli era diventato familiare". L’applicazione dell’apparecchio non ha risolto i problemi del paziente. Il cuore di plastica gli ha allungato la vita in attesa della donazione di un cuore naturale compatibile con il suo organismo. E il cuore arriva la sera di Capodanno da Bourg-en-Bresse, una cittadina della Francia. È quello di un ragazzo di ventitré anni morto suicida. Quando gli comunicano che devono prepararlo per il trapianto, Campanella commenta con una battuta: "Mi avevano detto che per questa sera c’era un bel menù. Pazienza".

"Ho aspettato – ricorda Bianca – davanti alla Cardiochirurgia insieme con la mia amica Diana Petazzoni. Ero afona per colpa del freddo. Poco prima di mezzanotte è uscito un medico: ‘Signora, il cuore ha cominciato a battere’. Con Diana abbiamo deciso di festeggiare. Siamo scese alla macchinetta e abbiamo preso un tè e una brioche". La vita recuperata sarà intensissima per Campanella. Accanto a lui, ombra inseparabile, la figlia Erica. È uno scacchista appassionato. Memorabile la giornata del primo febbraio del 1988 quando affronta, da casa, il grande Anatolij Karpov. La partita finisce patta. Diventa presidente dell’Associazione Amici del Cuore, un grande impegno per portare la sua testimonianza a sostegno di chi attende il trapianto. Dal ‘92 al ‘96 è vicesindaco di Dresano e fonda il Centro anziani. Il 17 aprile del 2000 Giuseppe Campanella ha un malore. Se ne va il 23 maggio. Per anni, come il cavaliere nel “Settimo sigillo“ di Bergman, il grande giocatore ha tenuto in scacco la morte.