SIMONA BALLATORE
Cronaca

Primo anno da rettore: "Campus idea vincente. Ma ora più collegamenti"

Solo il 40% dei posti di Anatomia patologica è occupato, Cardiologia sold-out. Terracciano: "Ai giovani va svelata la bellezza di specialità dimenticate".

Primo anno da rettore: "Campus idea vincente. Ma ora più collegamenti"

Primo anno da rettore: "Campus idea vincente. Ma ora più collegamenti"

"È un punto di svolta per la nostra università: il Roberto Rocca Innovation Building, che inauguriamo insieme al nostro decimo anno accademico, è la prova tangibile di quello che Humanitas University vuol fare per i prossimi anni: creare luoghi in cui ci sia una contaminazione fra i diversi saperi". Luigi Maria Terracciano, professore di Anatomia Patologica, comincia così il suo primo anno da rettore.

Partiamo da questa palazzina.

"Abbiamo preso spunto da Medtec, il corso di laurea creato insieme al Politecnico di Milano (che forma medici ingegneri, ndr). In questo spazio si possono trovare varie competenze che si uniscono insieme per la ricerca e per la didattica".

Ci sono altri corsi in cantiere?

"Un master in Science in Data Analytics and Artificial Intelligence in Health Sciences in collaborazione con la Bocconi e un dottorato di ricerca con il Politecnico per dare uno sbocco di ricerca naturale agli studenti di Medtec, ma non solo, pensiamo a profili che coniugano background diversi, Matematica, Fisica e Informatica insieme a Biologia. Crediamo che avranno un ruolo fondamentale nella costruzione del medico di domani".

La cara-Milano si interroga ancora sul tema degli studentati: com’è la situazione a Rozzano?

"È un tema fondamentale. Il nostro punto di vista è peculiare: abbiamo residenze all’interno del campus, con 220 posti letto. Un unicum. Mostriamo la strada di come debbano essere costruite le università: si pensa sempre ad aule e laboratori, ma un dei problemi principali è dove gli studenti andranno a dormire. Abbiamo dato un contributo importante anche se abbiamo bisogno di più posti".

Undici anni fa qui c’era un “prato di periferia“, come ha ricordato il presidente Gianfelice Rocca. L’ateneo è cresciuto. E i collegamenti attorno?

"È il nostro tallone d’Achille. D’altra parte le università crescono nelle periferie, per ovvi motivi. E i trasporti sono fondamentali per potere venire qui a vivere, studiare, ma anche raggiungere il centro di Milano la sera, in maniera sicura. Ci sono progetti anche se aumentare i collegamenti non è semplice. Bisogna ragionare in ottica di Città Metropolitana: la mia impressione è che sia rimasta un sogno non realizzato. Dobbiamo lavorare di più. E non penso solo ai collegamenti centripeti".

In che direzione?

"Andrebbe sviluppata una Circle Line: oggi per raggiungere da Rozzano un paese a 10 chilometri devi passare “un attimo“ dal centro e poi tornare. Non ha molto senso. Pensiamo a Parigi e a Londra, a Circle Line che uniscano anche le periferie".

Medicina: altro tema spinoso. I posti a disposizione andrebbero aumentati?

"In questo momento noi siamo più focalizzati sulla qualità che sulla quantità. Va bene cambiare le regole, ma tenendo sempre presente il numero di medici di cui avremo bisogno. Anche perché se ampli adesso la platea degli studenti non è che sono disponibili l’indomani: ci vogliono 10 anni per avere un medico. Andiamo a vedere cosa succede dal punto di vista demografico, facciamo i conti, ragioniamo su quale idea di università si vuole costruire".

E per i criteri di selezione?

"Ci stiamo lavorando con la Crui: ci sono idee, dal semestre - il cosiddetto ’modello francese’ sul quale però anche la Francia ha qualche ripensamento - a un altro progetto di cui non posso dire molto. Ma si troverà un compromesso tra l’ingresso con quiz di oggi e altro. Dobbiamo trovare una via nostra, italiana, basata sui reali bisogni e sulle proiezioni di quella che sarà la popolazione e il bisogno dei medici. Il problema però non è tanto il basso numero di medici disponibili, ma il fatto che non siano ripartiti in maniera adeguata, secondo le varie specializzazioni".

Qual è lo stato dell’arte?

Alcune sono super richieste, come Cardiologia, Dermatologia, Oculistica. Altre neglette, come la mia - Anatomia patologica - dove solo il 30-40% dei posti disponibili è occupato, ma anche Medicina nucleare e la stessa Chirurgia. C’è un cambiamento culturale da parte dei giovani sul quale dobbiamo agire".

Che fare?

"Dobbiamo fare capire che la bellezza della medicina non si contempla solo in alcuni rami molto importanti e interessanti ma anche nelle medicine di urgenza, operando o stando al microscopio a fare diagnosi".