
Una quindicina di persone Alle Docce di Rogoredo per la Prima della Scala diffusa
MILANO – Un calorifero e due stufette combattono a fatica l’aria gelida. Ma diventano inconsapevole simbolo del piccolo grande miracolo: la Prima della Scala è (anche) a Rogoredo, grazie alle associazioni del territorio che come quelle fonti di calore cercano di sciogliere i pregiudizi e andare al di là dei problemi legati allo spaccio di droga e alla tossicodipendenza. "C’è tanto da fare. Ma Rogoredo è anche altro. Molto altro. Questa ne è la dimostrazione" spiega Alberto Tavazzi, tra i fondatori dell’associazione VerdeFestival che nel 2019 ha inaugurato “Alle docce“ in via Monte Piana, un giardino condiviso nelle ex docce comunali dismesse che erano diventate meta di disperati. A poco a poco lo spazio è rinato grazie a iniziative culturali e sociali aperte a tutto il quartiere: letture, scambio di libri, cinema all’aperto.
"Siamo attivi soprattutto in primavera e in estate. D’inverno, a fermarci è il freddo. Ma questa è una sfida: vogliamo che sia un primo passo, l’inizio di altri progetti. Anche invernali, perché no. Con la “Prima diffusa“, per la prima volta nel quartiere, abbiamo visto che non è impossibile". Per creare l’atmosfera bastano delle decorazioni all’ingresso. Accanto alle scale, la locandina del “Don Carlo“ è un invito a entrare. Dentro, nella sala, troneggia il maxischermo, davanti a una trentina di sedie con i cuscini di velluto rossi. "Così ci sembra di essere in teatro". Per scaldarsi, oltre a calorifero e stufette "che abbiamo acceso un’ora e mezza prima" qualcuno ha preparato il vin brulè. E alla fine del primo atto arrivano anche le coperte mentre si servono bevande calde, biscotti, focacce e salame.
A partecipare ci sono quindici persone. E non è poco, "perché si fatica a uscire di casa, soprattutto d’inverno, la sera. Ma per chi c’è ne è valsa la pena: vedere la Prima tutti insieme, nel nostro quartiere, non ha prezzo", commenta Monica Allievi, dell’associazione 4gatti, che promuove teatro e animazione nei quartieri. "Questo luogo – continua Massimo Zerbelloni, tra i cittadini attivi – sta crescendo. Vorremmo che a poco a poco cambiasse anche la “narrazione“ di Rogoredo, che ancora finisce sulle pagine di cronaca solo per problemi legati alla droga e non per le tante iniziative lodevoli che vengono realizzate".
Tra gli spettatori, Reka Hajba che arriva da San Donato. "Sono ungherese, mi sono trasferita a Milano per amore e lavoro come responsabile delle risorse umane in un’azienda – racconta –. Amo la musica classica, l’opera e il balletto: il “Don Carlo“ mi incuriosisce molto. Ed è una Prima particolare per me, perché sono incinta al settimo mese: mi piace pensare che in qualche modo anche il mio bimbo non ancora nato partecipi a questo evento".
“Difficile – continua Monica Sprocati, insegnante di sostegno nella scuola primaria accanto – trovare occasioni del genere nei quartieri, è un momento unico. Io mi sono innamorata dell’opera lirica per caso, perché ho avuto l’opportunità di andare a vedere la “Carmen“. Sarebbe bello se qualcuno si appassionasse alla lirica qui, oggi, a Rogoredo. Questo è un altro piccolo seme che potrà germogliare".