Dimissioni di Roberto Cenati, la comunità ebraica di Milano: “Siamo preoccupati per la deriva dell’Anpi”

Vicinanza e gratitudine all’ex presidente di Anpi Milano, che ha lasciato perché contrario all’uso del termine “genocidio” in merito a quanto sta accadendo a Gaza

Roberto Cenati

Roberto Cenati

Milano – "In queste ore di turbamento e profonda riflessione per la comunità dell’Anpi e per tutti noi che condividiamo i valori della Resistenza e dell’impegno civile, vogliamo esprimere a nome dell’intera Comunità Ebraica di Milano la nostra più sincera vicinanza e gratitudine per il delicato e fondamentale ruolo che Roberto Cenati ha ricoperto all’interno dell’Anpi di Milano".

Lo sottolinea in una nota la Comunità ebraica di Milano dopo il passo indietro di Cenati: "La decisione delle sue dimissioni – si legge ancora – matura in un contesto di crescente preoccupazione per una deriva che allontana l’Anpi dai suoi principi fondanti, e testimonia un coraggio e un’integrità che non possono che suscitare in noi ammirazione e rispetto".

Ricordiamo che Cenati aveva lasciato, la scorsa settimana, la presidenza dell’Anpi provinciale di Milano dopo 13 anni alla guida dell’Anpi milanese (la più numerosa d’Italia, con 110 sezioni e oltre 10mila iscritti) in disaccordo con l'utilizzo da parte dell'associazione della parola “genocidio” in relazione alla risposta militare di Israele nei confronti di Hamas nella Striscia di Gaza.

Settantuno anni, milanese, iscritto all'Anpi dal 1997, ha definito le proprie dimissioni "irrevocabili”. "Non sono d'accordo sulla linea dell'Anpi nazionale che il 9 marzo farà una manifestazione nazionale con la Cgil in cui ha inserito anche l'espressione 'impedire il genocidio'. 'Genocidio' è diventato una parola virale, ma va trattato con grande cura" ha detto Cenati. "Il governo di estrema destra di Netanyahu, dopo l'ignobile attacco di Hamas, ha fatto un bagno di sangue uccidendo tantissime persone, fra cui bambini e donne - ha sottolineato - ma il termine 'genocidio’ va usato con 'delicatezza’ perché è lo sterminio programmato scientificamente di una popolazione”.

“Non discuto che la reazione di Israele sia esagerata ed eccessiva ed abbia provocato migliaia di morti - ha affermato - ma, ripeto, non è un genocidio. L'Anpi nazionale ha usato questo termine estrapolandolo dall'istruttoria portata avanti dal Tribunale internazionale dell'Aja. Ma appunto si tratta di una istruttoria e non si è ancora giunti a una sentenza”.