MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano, post scuola chiuso dal Comune: petizioni e rabbia delle famiglie

Una mamma quarantenne del Corvetto si rivolge a Palazzo Marino: "Ditemi cosa fare : smettere di lavorare o lavorare per pagare la baby sitter?"

Lucia Frassoni una delle promotrici della petizione con 1.200 firme

Milano - «Ho una bimba di 3 anni alla scuola dell’Infanzia e il più piccolo, di uno, al nido. O smetto di lavorare o lavoro per pagare una baby sitter: Comune di Milano, che devo fare?". Rossella è una mamma quarantenne del quartiere Corvetto, che come tanti altri genitori chiede a Palazzo Marino di ripristinare il post scuola, tra le 16.30 e le 18.30, fondamentale per le famiglie con entrambi i genitori lavoratori o monoparentali. Mamme e papà ora sono furiosi. La bufera si è scatenata dopo l’annuncio (arrivato lunedì) della sospensione del servizio a partire dal 10 gennaio, una decisione dell’assessorato all’Istruzione che riguarda i nidi e le scuole dell’Infanzia, quindi i bimbi da 0 a 6 anni: "Dopo attenta analisi - ha spiegato la vicesindaca e assessora all’Istruzione Anna Scavuzzo - si è proceduto con l’obiettivo di assicurare il più possibile il servizio ordinario, che coinvolge circa 30mila bambine e bambini. L’obbligo vaccinale e l’aumento dei contagi ha comportato molte assenze (tra gli educatori, ndr) e il rischio di una ulteriore contrazione del servizio ordinario è ancora concreto. A ciò si aggiunge l’ingresso della Regione Lombardia in zona gialla, che rende impossibile la pratica della cosiddetta ‘sovrapposizione’ tra bolle per comporre i gruppi di post scuola. La sospensione del servizio è pertanto inevitabile". Un servizio frequentato da circa 5mila bambini.

Le famiglie sono insorte. Il movimento “Priorità alla scuola“ ha già parlato di "scelta inaccettabile". Su Change.org il laboratorio "Donne per Milano" ha lanciato una petizione che in poche ore ha già raggiunto 1.200 firme: "Non toccate il doposcuola". Nel testo si legge: "Non fornire il servizio rischia di mettere ancora più in difficoltà la maggioranza delle famiglie milanesi". Tra i promotori c’è Lucia Frassoni, di 37 anni, mamma di due bimbe di 3 e 4 anni e mezzo che frequentano una scuola dell’Infanzia in zona Città Studi: "Trovo inaccettabile - sottolinea - che a 2 anni dalla pandemia il Comune ci tolga un servizio. Perché devono essere sempre i bimbi e le famiglie a pagare? Non è nemmeno giusto ricevere questa comunicazione il 3 gennaio, con appena una settimana di tempo per organizzarsi: occorre attingere a risorse extra per pagare baby sitter, e non tutti possono permetterselo, o chiedere aiuto ai nonni, e non tutti (come me) hanno la fortuna di abitare nella stessa città. Il peso di questa decisione ricadrà in particolare sulle mamme lavoratrici, che dovranno chiedere congedi e part time mettendo a rischio la propria carriera. Il problema, più che i contagi, è la mancanza di personale: il Comune trovi un’alternativa".

Rossella propone di "esternalizzare il servizio. A noi genitori interessa che i bambini stiano con personale qualificato in un posto sicuro, mentre noi lavoriamo: possono suonare uno strumento, pitturare, fare sport. Il post scuola non deve essere un parcheggio. Io, il 10 gennaio, dovrò tornare in presenza in ufficio, full time. Pure mio marito lavora: a chi lasceremo i figli?". Molti genitori si fanno sentire anche sul gruppo Facebook "Ripristino post scuola Milano" seguito da quasi 2mila persone: "Ovviamente ce lo comunicano dall’oggi al domani, come se le nostre vite lavorative non dipendessero anche dai servizi scolastici. Mi sembra assurdo", scrive Raffaella. "Il servizio offerto è vergognoso - continua Emanuele -, questo è il terzo anno scolastico in pandemia e ancora non è stato risolto nulla".