Polizia locale, allerta legionella in via Custodi

Batterio nelle cisterne: il Comune avvia la sanificazione al Radiomobile. Il Sulpl: "Siamo senza acqua calda, non si può lavorare così"

Migration

di Nicola Palma

La comunicazione è arrivata martedì: trovato il batterio della legionella nell’impianto idrico della sede del Reparto Radiomobile della polizia locale. Di conseguenza, è scattato lo stop al servizio di erogazione di acqua calda sanitaria (Acs), vale a dire l’acqua che esce abitualmente dai rubinetti delle abitazioni e che viene “prodotta“ con l’accensione delle caldaie. In parallelo, sono stati affissi alcuni cartelli informativi negli uffici di via Custodi 13 per avvisare i ghisa che abitualmente utilizzano le docce negli spogliatoi. E il Comune ha avviato subito la sanificazione, d’intesa con l’Ats, per risolvere il problema il più in fretta possibile.

Un problema già emerso tre mesi fa, stando a quanto risulta al Giorno, e che è stato nuovamente intercettato nel corso dei controlli periodici che l’amministrazione effettua negli stabili di sua proprietà, in particolare quelli più datati. Ovviamente, lo stop all’acqua calda ha prodotto un effetto immediato e tutt’altro che piacevole per gli agenti del Radiomobile: docce fredde fino a nuovo ordine, cioè fino a quando le sostanze usate per la bonifica di cisterne e tubature non avranno definitivamente debellato il bacillo che provoca la legionellosi, malattia che colpisce prevalentemente il sistema respiratorio con forme anche acute di polmonite. "Ormai i colleghi sono all’esasperazione", va all’attacco l’agente motociclista e segretario del Sulpl Daniele Vincini. Sì, perché il rappresentante sindacale spiega che solo qualche giorno fa, in occasione dell’ultimo temporale che si è abbattuto sulla città, i vigili si sono dovuti armare di spazzoloni, stracci e secchi per fronteggiare l’improvviso allagamento degli spogliatoi del Radiomobile: "Quando piove, l’acqua entra dentro: non è più accettabile". Da alcuni video, visionati dal Giorno, si notano i pavimenti bagnati e l’acqua che penetra dalle finestre e cola sui muri. Non basta. "Per tutta l’estate – prosegue Vincini – siamo stati costretti a cambiarci all’aperto perché all’interno degli spogliatoi c’era una temperatura superiore ai 40 gradi: una scena davvero poco edificante per i ghisa milanesi".

Il motivo? "Si sono rotti i condizionatori e nessuno è venuto a sistemarli: magari li aggiusteranno ora che non ci servono...". Senza dimenticare le macchie di umidità, chiaro segno di infiltrazioni, nella stanza che ospita gli addetti all’Ufficio protocollo. Il limite, avverte il numero uno del Sulpl, è stato ampiamente superato: c’è chi sta pensando alla protesta simbolica di entrare in servizio con cinque minuti di ritardo e chi invece si dice pronto a rispondere di "no" alle richieste di intervento per i trattamenti sanitari obbligatori (Tso), che giocoforza prevedono un contatto stretto con la persona da portare in ospedale e che quindi impongono all’operatore una maggiore cautela e un’immediata igienizzazione una volta rientrato in ufficio. Per adesso, chi vuole deve fare la doccia senza acqua calda.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro