"Più tutele per i bambini con genitori violenti"

Antonella Penati, mamma di Federico ucciso dal padre nel 2009, promotrice della petizione con Udi per un disegno di legge

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di Alessandra Zanardi

Dal 2009 ad oggi in Italia sono stati 517 i bambini uccisi per mano di un genitore. L’ultimo nome che è andato ad allungare il tragico elenco è quello di Daniele Paitoni, 7 anni, ucciso dal padre Davide, a coltellate, a Morazzone, in provincia di Varese, lo scorso Capodanno. Un copione simile a quello di Federico Barakat, 8 anni, ucciso a coltellate dal padre Mohamed, poi suicida, durante un colloquio protetto nel centro per i servizi sociali di San Donato Milanese, il 25 febbraio 2009. Ora la madre di Federico, Antonella Penati, presidente della onlus Federico nel Cuore, ha promosso una raccolta di firme (https:chng.itvpsMYMyNQx) a sostegno di un disegno di legge al Senato, col quale si punta a responsabilizzare i giudici, tutelare maggiormente i bambini dai genitori violenti e aumentare le tutele anche quando i minori sono affidati a soggetti terzi. La petizione ha già totalizzato 17.498 adesioni; si punta a raggiungere le 25 mila.

Tra pochi giorni ricorrerà l’anniversario della morte di Federico.

" La sua morte è una ferita sempre aperta anche perché mio figlio non ha avuto giustizia. In tre gradi di giudizio le persone preposte alla sua custodia (dopo che mi è stato tolto l’affido esclusivo perché ritenuta esagerata) sono ancora al loro posto. E la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha rifiutato la richiesta di riconoscere la responsabilità dello Stato in questa vicenda".

Come ricorda quel drammatico 25 febbraio?

"Federico aveva 8 anni e mezzo quando i servizi sociali lo andarono a prendere a scuola per fargli vedere il padre all’interno della Asl di San Donato Milanese. Me lo avevano imposto, nonostante dieci denunce presentate e una sentenza di condanna per lesioni, perché per me era diventato sempre più pericoloso e mio figlio ne aveva paura. L’ho salutato la mattina, me lo hanno riconsegnato in una bara bianca. Per sette anni ho subito le peggiori violenze da quell’uomo, e mi tolsero l’affido esclusivo per permettergli di vedere il nostro bambino in ambito protetto. All’interno della Asl me lo ha ammazzato con 37 coltellate. E’ morto dissanguato dopo 57 minuti. Non secondi. Minuti".

Quando è cominciato tutto? "Quando mio figlio aveva un anno e mezzo e, preoccupata per i cambiamenti che notavo nel comportamento del mio compagno, sono andata a chiedere aiuto alle istituzioni. Ritenevo quell’uomo pericoloso e non volevo che mio figlio lo vedesse. Da Mohamed, il papà di mio figlio e suo assassino, ho subito sette anni di stalking; purtroppo la legge sugli atti persecutori è passata solo tre mesi dopo l’omicidio di Federico".

Che cosa si chiede con questo disegno di legge, presentato su proposta di Federico nel Cuore e dall’Unione delle donne Italiane?

"Si punta a coprire un vulnus, inserendo nel codice civile un nuovo articolo, col quale si dispone che nel momento in cui si affida un bambino a soggetti terzi, nel mio caso ai servizi territoriali, questi sono responsabili anche della sua incolumità fisica. Ho convogliato tutto il mio dolore, la mia angoscia, la mia rabbia nel tentativo di lasciare un segno, qualcosa che aiuti almeno altri bambini. Il giudice dovrebbe essere responsabilizzato".

A chi è dedicata questa iniziativa legislativa?

"A Federico, a Daniele, a Davide e Andrea Iacovone, a tutti i 517 bambini uccisi. La proposta è per loro, perché non siano morti invano. Spero e chiedo, in memoria di Federico e di tutti i piccoli uccisi, molti segnalati o addirittura sotto custodia dei servizi territoriali, di firmare questa proposta perché le persone che prendono in carico i bambini ne abbiano una custodia sia fisica che psichica. E’ un atto di civiltà. E le donne che segnalano situazioni di aggressività e violenza devono essere ascoltate: i giudici hanno il dovere di approfondire".

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