GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Più attività personalizzate e all’esterno È la svolta dei centri diurni per disabili

La Regione cambia il funzionamento dei servizi socio-assistenziali. Ledha: una svolta che chiedevamo da tempo

di Giambattista Anastasio

Non più un modello di formazione centralizzato in base al quale tutti seguono le stesse attività, nelle stesse ore e sempre all’interno del proprio centro diurno di riferimento, ma un modello che prevede, invece, orari differenziati e luoghi diversi, un modello più attento a realizzare il progetto di vita di ognuno, più attento a tenere il singolo agganciato al contesto in cui vive e al quale sente di appartenere, un modello in cui i centri si aprono all’esterno e smettono di essere un mondo a parte.

È questo il cambio di approccio sancito dalla Regione Lombardia per i servizi socio-assistenziali rivolti alle persone con disabilità ed in particolare per i Centri socio-educativi (Cse) e i Servizi di formazione all’autonomia (Sfa). Un cambio di approccio formalizzato con una delibera appena approvata dalla Giunta lombarda su proposta dell’assessorato a Famiglia, Pari opportunità, Disabilità e Solidarietà sociale. Un cambio di approccio che le associazioni che si occupano di disabilità chiedevano da tempo e che è stato sperimentato e approfondito da maggio-giugno 2020 per cause di forza maggiore: la pandemia da Coronavirus, che, come noto, ha richiesto un nuovo modo di gestire ed occupare gli spazi, soprattutto quelli al chiuso, in ossequio alla necessità del distanziamento sociale e della prevenzione di eventuali assembramenti. Proprio da qui è originata la prassi della diversificazione degli orari, della separazione dei luoghi e della distinzione delle attività. Un processo che ha interessato anche i centri diurni per disabili, diventando di fatto, in questo caso, il punto di partenza per una personalizzazione dell’offerta formativa e una ripensamento delle modalità con le quali gestirla.

"Le nuove possibilità approfondite e concesse per motivi di sicurezza sanitaria in questi mesi devono diventare, ora, un modello di intervento e di formazione indipendentemente dalla congiuntura pandemica. La delibera della Giunta della Regione va in questa direzione – spiega Giovanni Merlo, direttore di Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità – e ci soddisfa perché già in tempi non sospetti noi abbiamo segnalato come nei centri non si andasse oltre certi limiti di cura e di qualità della vita, come fosse necessario centrare i centri, quanto fosse importante che le attività svolte fuori dai centri avessero una forte attenzione al contesto, perché si tratta di restituire le persone alla propria realtà e ridare la propria realtà alla persone".

Il riferimento è alla possibilità di usare anche gli spazi che ordinariamente scandiscono la quotidianità di tutti: biblioteche e musei, oratori e bar, solo per fare qualche esempio. Nonché alla possibilità, per la persona con disablità seguita dai centri, di stare e di condividere di più con la propria famiglia. Tutte possibilità, quelle appena elencate, che secondo le associazione, e ora anche secondo la Regione, contribuiscono ad innalzare la qualità della vita dei disabili. "Questa – conclude Merlo – è la prima volta che si intraprende una svolta così forte. Da oggi i Centri socio-educativi e i Servizi di formazione all’autonomia hanno la possibilità di offrire un servizio tagliato su misura".

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