"Più attenti al privato. E la pandemia ha ricordato le nostre fragilità"

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Più di una persona su due teme di subire un furto in casa. Nella “classifica delle paure“ i ladri restano al primo posto. Il 41,1% è preoccupato di subire un’aggressione fisica, il 29,6% teme un’emergenza medica, circa il 20% una truffa online. Dal primo Osservatorio sulla sicurezza della casa elaborato dal Censis in collaborazione con Verisure si capisce "come la pandemia sia stata un’esperienza importante per tutta la nostra cultura. Ha ricordato con forza le fragilità umane e i limiti di scienza, istituzioni e organizzazioni nazioni e internazionali", è l’analisi di Fabio Sbattella, responsabile dell’Unità di ricerca in Psicologia dell’emergenza e dell’intervento umanitario dell’Università Cattolica.

Come ha inciso il Covid?

"Il virus ha accresciuto la consapevolezza della vulnerabilità umana: basta un colpo di tosse per diffondere il contagio".

C’è più ansia di tre anni fa?

"L’ansia ha un valore adattativo. Troppa non aiuta, ma in generale spinge le persone a fare qualcosa di buono per risolvere i problemi".

Perché le persone hanno ancora più paura dei ladri, nonostante i reati siano in calo da anni, e meno di nuovi pericoli legati alle nuove tecnologie?

"L’ansia diventa un buon strumento se ci guida verso comportamenti protettivi. Questo movimento è più facile se la minaccia è visibile e se la persona è attaccabile.Un ladro ha un’entità fisica concreta. Quando la minaccia è invisibile come un virus informatico diventa difficile per le persone trovare uno scudo, uno strumento di contrasto. Lo stesso vale per il virus della pandemia o per il rischio bomba atomica. La loro comprensione richiede più complessità. Le persone con meno cultura fanno più fatica a comprenderla".

Spesso si parla di insicurezza reale e insicurezza percepita. Non bastano i numeri a rassicurare i cittadini?

"La paura è reale, ciò che si percepisce esiste. Vedo una coerenza tra la consapevolezza di fragilità e la richiesta in aumento di vigilanza".

Come incide il maggior tempo trascorso in casa negli ultimi anni sulla graduatoria delle paure?

"La casa, non tanto come luogo fisico ma come insieme di relazioni private, è stata valorizzata. C’è più interesse verso la prossimità".

Si aspetta che gli effetti di un’esperienza come il Covid resteranno a lungo?

"Alcuni aspetti sono rientrati, come spesso accade nelle tragedie umane. C’è una fetta della popolazione in grado di rimuoverli. Ma ce n’è un’altra che non li dimentica. Come resta l’attenzione all’igiene, alle mascherine, il senso del pericolo verso le malattie infettive apprendimento consolidato, così rimarrà l’attenzione al privato, a ciò che è familiare".

L.B.

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