La dura vita del ciclista: incroci a rischio, «panettoni» e piste che finiscono nel nulla

Dal zig zag in via Lessona alle barriere di via Dudovich di Marianna Vazzana

Via Pepe, pericolo verso il cavalcavia Bussa

Via Pepe, pericolo verso il cavalcavia Bussa

Milano, 27 agosto 2015 - Piste ciclabili. Per gli irriducibili delle due ruote non ce ne sono mai abbastanza, il sogno è avere una rete che colleghi in sicurezza un quartiere all’altro, senza ostacoli né corsie “a singhiozzo”. Abbiamo provato a realizzare una mappa dei punti più “odiati” e problematici, chiamando a raccolta il popolo dei ciclisti. Si comincia. «Sul cavalcavia Bussa, all’Isola – esordisce Cornelia Marchis – c’è un tratto pericolosissimo nel quale si rischia di scontrarsi con le auto in arrivo». Sull’area, però, c’è una riqualificazione in vista. Nello stesso quartiere, segnalati «50 metri in via Castiglioni che portano a via Rosales e che finiscono nel nulla». Piace la pista di via Volturno, «peccato che nasca e muoia lì». Difficoltà anche in via Melchiorre Gioia «a causa di panettoni e incroci pericolosi». In centro, dito puntato verso viale Alemagna, con «la ciclabile che porta nel nulla», in via di completamento. E lungo la cerchia dei Navigli si indica una riga gialla «che VIA PEPE Pericolo verso il cavalcavia BussaVIA DUDOVICH La barriera che blocca l’accesso alla ciclabiles’interrompe a ogni fermata della 94 e a ogni incrocio». E poi «non è rispettata da auto e scooter, in più posteggiano veicoli».

Bene invece in viale Marche, dove «la striscia pitturata viene rispettata, eccetto all’angolo con viale Zara». Segnalati altri “spezzoni” sparsi in città come in via Tabacchi, viale Cassala e via Col Moschin. In periferia c’è la pista a zig-zag di via Lessona, a Quarto Oggiaro. E spostandosi a sud quella di via Dudovich, con blocchi di cemento che la rendono inutilizzabile (nella foto a destra), a poca distanza dall’incompiuta di via dei Missaglia. I tronconi saranno collegati in concomitanza con la creazione del parcheggio di piazza Abbiategrasso. E anche il collegamento da via Gallarate a Cascina Merlata «non è sicuro, né completo».

Criticata pure la pista di piazza Castello, «sprecata perché inserita all’interno di un’area pedonale», dice Valerio Montieri, di Fiab Milano Ciclobby. E quella di viale Tunisia, «la cosiddetta ciclabile d’oro, costata quasi un milione di euro e lunga neanche un chilometro. Sarebbe meglio realizzare più piste tramite strisce sull’asfalto che mettano in rete i tratti esistenti». Ma si sta lavorando. L’amministrazione ha investito 20 milioni di euro per mobilità ciclabile e Zone 30 e ha realizzato dal 2011 a oggi 45 chilometri di piste: erano 137 nel 2011, a fine 2013 erano 167, ora sono 182. «Importante anche il progetto BICIttadini – conclude Montieri –, promosso da Assessorato alla Mobilità e coordinato da Amat, con finanziamento di fondazione Cariplo, che ha consentito di sistemare infrastrutture per la ciclabilità lungo due itinerari e di promuovere la ciclabilità».

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