
L’ex sindaco socialista Paolo Pillitteri
Milano, 6 giugno 2015 - La Milano dell’Expo figlia della Milano da bere. Parola dell’ex sindaco socialista Paolo Pillitteri che nella kermesse, che ancora non è riuscito a visitare, riconosce «una manifestazione nel solco dello spirito cosmopolita nato negli anni ’70 e ’80». E spiegando gli effetti - positivi - che l’Esposizione può avere per il capoluogo lombardo, non manca di tirarsi via due sassolini dalle scarpe contro due leggende metropolitane che ancora oggi aleggiano sulla Milano craxiana.
Quali leggende metropolitane? «A più di 20 anni di distanza dai fatti, ci sono molte storie nate nel clima giustizialista di quell’epoca, che ancora circolano in giro, nonostante le smentite. Secondo una di queste, quando ero sindaco avrei concesso un terreno in via Fiori Chiari, in zona Brera, a Craxi perché realizzasse un palazzo. Peccato che non è il sindaco che rilascia le licenze, ma semmai l’assessore all’edilizia e urbanistica. Inoltre la licenza per quel terreno, di fronte alla trattoria “Il Cestino”, venne concessa da uno dei miei successori. Io mi ero già dimesso da tempo. E la costruzione iniziò qualche anno dopo».
Cosa c’era prima in quel punto di via Fiori Chiari? «Un’area libera che si usava come parcheggio. Quarant’anni fa, durante il mio assessorato alla Cultura, su una facciata di un edificio lì accanto organizzai un evento di “Nouveau réalisme”, insieme a Mimmo Rotella e ai suoi manifesti. Le Giunte comunali socialiste su Brera, un quartiere privilegiato e ricco di storia, hanno sempre avuto grande attenzione, affinché crescesse la Grande Brera, cosa che oggi non riescono più a fare. Siamo ancora al punto di partenza».
Seconda leggenda? «La fontana davanti al Castello Sforzesco, la “torta degli sposi”. Ancora oggi gira voce che Craxi se la fosse portata ad Hammamet. Invece era nei depositi comunali in attesa che la piazza venisse risistemata. Purtroppo, la calunnia è un venticello…».
Cosa pensa dell’Expo? «È una grande opportunità per Milano, sin da quando il sindaco Moratti è riuscita meritoriamente a portarla nella sua città. Milano significa “made in Italy”, ma anche globalizzazione».
Ha legami con la città di cui fu sindaco? «Milano l’abbiamo strutturata e aiutata a crescere, negli anni ’70 e soprattutto negli anni ’80 con un processo di trasformazione e modernizzazione che oggi nell’Expo trova una ulteriore conferma. Una città sempre pronta a rispondere alle sfide, come successe per il Campionato del mondo 1990. Oggi Milano la continua a correre senza perdere il sorriso. Come è nella sua storia».