"Pigione triplicata in centro" Ma soffre anche la periferia

I racconti dei gestori: rialzi insostenibili, non lavoriamo più come una volta

"Pigione triplicata in centro"  Ma soffre anche la periferia

"Pigione triplicata in centro" Ma soffre anche la periferia

Il caso più clamoroso è quello di un ristorante dalla storia quarantennale che si trova in una parallela di corso Vittorio Emanuele II e si è visto triplicare il canone di locazione all’ultimo rinnovo del contratto: "Spendiamo 45 mila euro al mese contro i 15 mila di prima" dice il patron, che preferisce trincerarsi dietro l’anonimato per non subire le "ire" del proprietario dell’immobile (e nuovi rialzi).

"Se si lavorasse tanto, come negli anni Ottanta, Novanta, Duemila si potrebbe reggere il colpo degli affitti alle stelle. Il problema è che, con la chiusura di tanti cinema e teatri, i ristoranti in centro hanno perso una fetta rilevante della clientela serale. E sono pure calati drasticamente gli avventori business per il pranzo: non solo a causa dello smart working ma perché tanti uffici e studi legali si sono trasferiti in altre location meno onerose. L’unica àncora di salvezza sono gli eventi, come la Settimana della Moda o il Salone del Mobile. Se le entrate non sono costanti mentre l’affitto è sempre altissimo, però, si crea uno squilibrio economico che diventa insostenibile, alla lunga, per i pubblici esercizi a conduzione familiare. Così rimarranno in piedi a ridosso del Duomo solo i brand del lusso o del fast fashion che hanno bisogno solo di una vetrina di rappresentanza" rimarca il ristoratore.

Se il centro piange, neppure la periferia sorride. Il titolare di un bar di zona Crescenzago, con oltre 20 anni di attività, riferisce di dover pagare "160 euro in più al mese" per la locazione di uno spazio di 35 metri quadri: "Per fortuna siamo proprietari dei muri del bar ma abbiamo affittato anche un piccolo locale a fianco che funge da saletta. Prima pagavo 600 euro al mese, 760 euro dopo il rinnovo.

Un’altra batosta, dopo gli incrementi delle bollette dell’energia arrivate a 1.250 euro contro 750 euro di prima. Dovremmo ritoccare il listino come hanno fatto tanti esercizi nell’ultimo anno ma abbiamo deciso di non farlo. Il fatto è che non è giusto che sia la clientela a pagare, e poi la gente di periferia è già alle prese con l’inflazione, al bar poi non ci verrebbe più. Quanto ai turisti alto-spendenti, qui in zona Palmanova non li abbiamo mai visti".

Annamaria Lazzari