
di Simona Ballatore
Non riescono a gestire l’ansia alla vigilia degli esami. Scoppiano in lacrime, all’improvviso. Non riescono ad ambientarsi, a stringere legami. E la sindrome del “ritiro sociale“ colpisce anche in università: le richieste di assistenza psicologica e di colloqui con gli psicoterapeuti alla Statale di Milano sono aumentate del 75 per cento. Altro effetto Covid. A suonare il campanello d’allarme erano stati gli stessi studenti, che avevano chiesto di potenziare il fronte attivo in ateneo presentando un dossier con le difficoltà emerse anche fra gli universitari. L’università ha chiamato a raccolta ieri anche il Comune di Milano, la Regione Lombardia, l’Ufficio scolastico regionale e realtà che si occupano già di disagio giovanile con i quali si è aperto un tavolo permanente. All’interno del campus i consulenti psicoterapeuti sono diventati quattro (prima c’era un’unica figura) ed è stato attivato uno “sportello fragilità“. In programma anche iniziative sul tema del benessere e della salute mentale per sensibilizzare sul tema, intercettando il malessere per tempo. Saranno stilate anche convenzioni per l’attivazione di servizi specialistici a prezzi calmierati.
"Da anni abbiamo un servizio di counseling, anche in lingua inglese per aiutare i fuorisede internazionali, ma la conferenza degli studenti ci ha stimolato a fare di più – ricorda la prorettrice ai Servizi per gli Studenti Marina Brambilla –. Oltre allo ’sportello fragilità’ e prenderanno forma corsi di formazione al personale e ai docenti che devono sapere gestire al meglio le richieste di aiuto, senza sostituirsi al servizio sanitario".
Tra coloro che chiedono maggiormente aiuto ci sono proprio i fuorisede: da un momento all’altro, nel pieno della pandemia, si sono trovati bloccati lontano da casa e senza l’appoggio della comunità accademica. Disagio più grande per le matricole. "Solitudine": il primo “sintomo“. C’è invece chi è riuscito a tornare indietro, ma in questo modo si è trovato catapultato in una convivenza forzata, ha visto venir meno all’improvviso quell’autonomia che si stava costruendo. "Scarsa concentrazione e perdita di motivazione": altri due segnali del disagio.
"È comparso con più frequenza un quadro sintomatologico riconducibile a un disturbo ansioso-depressivo latente – spiegano dalla Statale –. Nella quasi totalità dei colloqui, gli studenti lamentano un senso di apatia generalizzata, insonnia, irritabilità, letargia, e scoppi di pianto incontrollati e apparentemente immotivati. Si tratta di studenti che, normalmente, oltre alla realtà accademica, avevano una ricca vita sociale fatta di uscite con amici, sport praticati regolarmente e in alcuni casi in modo agonistico, passioni che vanno dalla musica ai viaggi".
Tutto resettato: lo studio si è fatto totalizzante e quando non si raggiungono i risultati sperati il “senso di colpa“ bussa forte.
"Siamo al fianco dell’Università Statale di Milano per supportare i nostri studenti che vivono situazioni di disagi –, sottolinea l’assessore regionale all’Istruzione Fabrizio Sala –. È un tema che sta molto a cuore a Regione Lombardia e che è, purtroppo, sempre più diffuso in questo periodo difficile". "Lo shock della pandemia ci ha resi più vulnerabili, amplificando fatiche e problemi già esistenti, facendone emergere di nuovi ed esponendoci maggiormente ai rischi per la nostra salute mentale – aggiunge l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé –. Una condizione che ha colpito soprattutto i giovani, che hanno perso preziose occasioni di socialità e relazioni. Il Comune di Milano sarà in prima fila, nella convinzione che solo un approccio strutturato ci renderà efficaci". Scende in campo anche l’Ufficio Scolastico Regionale "perché la tutela del diritto allo studio non sia soltanto formale ma sostanziale e si traduca in azioni efficaci finalizzate al superamento delle situazioni di criticità, anche di tipo psicologico, che coinvolgono le studentesse e gli studenti".