
La prima pagina de Il Giorno del 15.05.1999 che dedicava l’apertura proprio al sanguinoso assalto di via Imbonati
MILANO – 14 maggio 1999, ore 5 del mattino. Un commando assalta un portavalori con esplosivi e fucili d’assalto in via Imbonati: è la gang guidata dall’ex terrorista di Prima Linea Francesco Gorla e da Sebastiano Mazzeo. Per coprirsi la fuga, i banditi sparano coi mitra. A terra restano tre poliziotti: il più grave è l’agente scelto Vincenzo Raiola, che morirà dopo dieci giorni di agonia. A luglio, gli investigatori della Mobile bloccano i presunti capi e altri membri della gang. Qualche mese dopo, il 12 febbraio 2000, scatta la seconda ondata di arresti per una quindicina di colpi tra il ’97 e il ’99 in banche, uffici postali e ditte private (non quello di via Imbonati): tra loro c’è pure Santino Petrosino, classe ’61 di Nocera Inferiore, all’epoca in semilibertà.
Un quarto di secolo dopo, riecco il nome del pluripregiudicato oggi sessantatreenne in un’ordinanza di custodia cautelare: è quella che ha spedito in cella a Monza lui, il complice di un anno più giovane Antonio Pellegrino e il trentenne palermitano Vincenzo Romito per due irruzioni alle Poste di Cusano Milanino (Romito è accusato solo della seconda) andate in scena il 9 febbraio e il 12 aprile 2024. Nel primo agguato, con bottino di 9.130 euro, Pellegrino e Petrosino sono entrati nell’ufficio di via Unione con i volti coperti da mascherine chirurgiche e cappellini e i polpastrelli protetti dai guanti: dopo aver radunato clienti e dipendenti in un unico punto, il primo ha costretto il responsabile della filiale a prelevare dal caveau 7.090 euro, mentre il secondo ha preso dalle casse 2.040 euro. “Direttore, attenda 5 minuti e poi può chiamare i carabinieri”, l’indicazione prima della fuga in autobus.

Le indagini dei militari della stazione di Cusano e della tenenza di Paderno Dugnano sono partite dagli abiti gettati in un cestino della spazzatura: Petrosino è stato incastrato dal Dna (isolato dagli specialisti del Ris sugli indumenti sequestrati) e dai tabulati telefonici; a tradire Pellegrino sono state le immagini delle telecamere, il modus operandi identico a un precedente colpo che lo aveva visto protagonista nel maggio 2016 a Rescaldina e il contenuto di alcune intercettazioni.
Non è finita: i due ci hanno riprovato un paio di mesi dopo, ma stavolta gli operativi Pellegrino e Romito (con Petrosino in posizione più defilata) sono rimasti chiusi fuori perché gli sportellisti delle Poste li hanno riconosciuti e hanno disattivato la porta automatica. Nel provvedimento, il gip Marco Formentin ha elencato per intero il curriculum criminale di Petrosino: il primo arresto è datato 18 aprile 1989 per associazione a delinquere finalizzata alle rapine; da lì una sfilza infinita di precedenti per rapina, sequestro di persona, ricettazione, armi e furto aggravato. L’ultima traccia il 26 giugno 2019, quando gli è stato notificato un cumulo pene da scontare di 8 anni, un mese e 18 giorni di reclusione.