Spedizione punitiva sulla 67: pestato un passeggero. Lui prova a farsi scudo con un bimbo

Quinto Romano, il pullman dell'Atm è stato bloccato dall’auto degli aggressori. Poi calci e pugni per due minuti

E' intervenuta la security Atm, ma gli aggressori erano già fuggiti

E' intervenuta la security Atm, ma gli aggressori erano già fuggiti

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Milano - Una spedizione punitiva in piena regola. L’auto che supera il pullman a tutta velocità e inchioda all’improvviso per bloccarne la corsa. Gli aggressori che scendono, salgono sul mezzo pubblico e vanno dritti contro un passeggero, che in un amen viene travolto da una scarica di calci e pugni, nonostante provi a farsi scudo con un bambino. Poi la fuga di picchiatori e vittima, tanto che la security Atm, intervenuta su richiesta dell’autista, non troverà nessuno. È la sequenza choc andata in scena domenica sera a bordo dell’autobus 67, appena partito dal capolinea di via Scanini, tra Baggio e Quinto Romano.

La seconda fermata del tragitto con destinazione finale piazzale Baracca è quella di via Diotti, ed è in quel punto, attorno alle 21.30, che scatta il raid. La marcia del pullman viene bruscamente interrotta da quella macchina sbucata all’ultimo: il conducente frena per evitare l’impatto, ma, forse convinto di non esserci riuscito, esce dalla cabina di guida e scende per verificare se ci siano danni. 

Approfittando delle porte aperte, gli aggressori, tre-quattro secondo le prime informazioni, salgono a bordo della 67 e si dirigono verso i sedili in fondo: non è un blitz casuale, lì si trova la vittima designata del loro assalto. A sua volta, l’uomo sa benissimo che lo stanno cercando (probabilmente è scappato poco prima usando proprio il bus come via di fuga) e quando vede arrivare quel commando è consapevole di essere il bersaglio. Parte una prima scarica, lui cerca di difendersi, ma è in netta inferiorità numerica. A quel punto, compie un gesto disperato: prende un bambino seduto lì di fianco e prova a usarlo come scudo contro la raffica di botte.

Un comportamento che, nel racconto dell’autista, fa infuriare ancor di più gli aggressori, che spostano il bimbo e continuano a picchiare l’uomo. Il tutto va avanti per circa due minuti, che paiono infiniti agli impietriti testimoni. Poi i picchiatori scendono dall’autobus, risalgono sulla macchina lasciata in strada e ripartono. E pure l’aggredito, seppur malconcio per il violentissimo pestaggio, si allontana senza chiedere aiuto né chiamare il 112. Nel frattempo, il conducente della 67 si è già messo in contatto con i colleghi della centrale operativa per segnalare l’accaduto: sul posto arrivano in breve tempo gli addetti della security dell’azienda trasporti, ma dei protagonisti della vicenda non c’è traccia.

Di conseguenza, la 67 riparte, anche perché non risultano danni al mezzo, né interni né esterni. Stando a quanto risulta al Giorno, l’autobus è dotato di telecamere: è molto probabile che gli occhi elettronici abbiano registrato tutte le fasi del raid, o quantomeno una parte significativa, e che le immagini possano risultare utili per un’eventuale indagine delle forze dell’ordine; ammesso che la vittima sporga denuncia, il che al momento sembra improbabile visto il suo atteggiamento post-aggressione.

Il blitz dell’altra sera ne ha ricordato uno molto simile avvenuto meno di un anno fa, la sera del 12 luglio 2020, a bordo dell’autobus 93, all’angolo tra via Valvassori Peroni e via Bassini: in quell’occasione, in dieci erano saliti alla fermata, avevano circondato un ragazzo salvadoregno di 23 anni e l’avevano colpito con quattro coltellate a torace, collo e schiena, lasciandolo a terra in un lago di sangue. Una modalità che aveva fatto immediatamente pensare a una gang di latinos. Domenica sera la replica dalla parte opposta della città. Non con le lame. A mani nude.  

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