Milano, 3 dicembre 2024 – Il nome dell'operazione, Bittersweet, non è stato scelto a caso. L'unione delle parole inglesi "bitter" (amaro) e "sweet" (dolce) è legata ai due lati della medaglia dell'ultima indagine della Postale: da un lato, l'amarezza di aver scoperchiato per l'ennesima volta un vaso di Pandora pieno di file di contenuto pedopornografico; dall'altro, la dolcezza dei prodotti artigianali che due dei tre arrestati producevano. Sì, perché il quarantacinquenne peruviano ammanettato dagli specialisti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Milano è il titolare di una pasticceria di Sesto San Giovanni. Non è finita: uno degli altri due finiti in cella, il ventunenne italiano di origini peruviane, fa l'apprendista in una pasticceria di Milano. I due non hanno legami tra loro, non sono parenti e non si sono mai visti: hanno solo il lavoro in comune. Il terzo, italiano di 43 anni, è disoccupato, già noto alle forze dell'ordine per precedenti per reati contro il patrimonio.
Com'è partita l'inchiesta
Gli accertamenti investigativi, coordinati dai pm Antonio Cristillo e Giovanni Tarzia e guidati dalla dirigente Manuela De Giorgi e dal vice Rocco Nardulli, hanno seguito un doppio binario, uno dei quali attivato dalle segnalazioni che periodicamente arrivano dai provider sul transito di materiale pedopornografici; da lì l'Interpol ha segnalato alla polizia undici file sospetti, che si sono aggiunti ai tre fascicoli che riguardavano in maniera separata altrettanti indagati. Vale a dire i tre arrestati in flagranza per detenzione di materiale pornografico realizzato attraverso lo sfruttamento di minorenni.
Il blitz
Oltre alle abitazioni degli indagati, sono stati perquisiti i numerosi dispositivi elettronici in loro possesso. All’esito delle attività, sono stati sottoposti a sequestro tre personal computer, tredici smartphone, tre tablet e quindici spazi cloud, oltre a svariati hard disk, chiavette e altri supporti di memoria. I dati presenti sui dispositivi e sugli spazi cloud sottoposti a sequestro ammontano complessivamente a circa cinque terabyte. Le operazioni tecniche compiute dagli specialisti della Polizia Postale hanno consentito di "accertare la presenza sui rispettivi dispositivi informatici non solo di numerosissimi video e foto ritraenti minorenni - anche in tenera età - coinvolti in atti sessuali con coetanei e con adulti, ma anche di tracce di navigazioni internet indicative di una ricerca spasmodica di materiale illecito sempre nuovo".
La minorenne adescata
Oltre a raccogliere tutti gli elementi utili alla puntuale ricostruzione dei fatti e all’individuazione delle singole responsabilità, gli investigatori della Postale hanno posto fine anche alle "violenze sessuali perpetrate da uno degli arrestati nei confronti di una giovane vittima": stando a quanto emerso, il quarantatreenne sarebbe riuscito ad adescare on line una minorenne, spingendola a produrre foto e video pornografici.