NICOLA PALMA
Cronaca

Papà pedofilo, 20 ore di caccia nel dark web: "Così abbiamo preso il padre orco"

Violenze sulla figlioletta e video in rete, preso dalla Polizia postale di Milano un elettricista romano di 33 anni. Incastrato dal pavimento in una foto

Pedopornografia

Milano, 15 ottobre 2022 -  Agli specialisti della Postale era già capitato in passato di leggere messaggi in chat di pedofili che millantavano di avere diretti legami di parentela con la vittima fotografata o filmata. Stavolta, però, era vero. Appena gli investigatori, incrociando le informazioni sui profili social aperti e i dati anagrafici di un elenco di nominativi, hanno capito che quella bambina era davvero la figlia dell’uomo che la violentava riprendendola con lo smartphone, hanno ulteriormente accelerato le indagini per liberarla il più in fretta possibile.

Sono andati avanti senza sosta per 20 ore, dal tardo pomeriggio del primo giorno al primo pomeriggio del secondo, fin quando hanno trovato l’indirizzo giusto, nella periferia di Roma: lì hanno arrestato un elettricista di 33 anni, noto alle forze dell’ordine solo per qualche piccolo precedente legato a violazioni al Codice della strada.

In casa c’erano anche la bambina e la madre, completamente all’oscuro di ciò che avrebbe commesso il marito. L’inchiesta-lampo dei poliziotti del Compartimento di Milano, coordinati dalla dirigente Tiziana Liguori e dal funzionario Rocco Nardulli, ha permesso di interrompere l’orrore dopo pochi giorni: dagli accertamenti è emerso infatti che il monitoraggio h24 della Rete è riuscito a intercettare il papà-orco a circa una settimana dall’inizio degli indicibili abusi. Le prime verifiche prendono spunto proproprio da uno dei controlli quotidiani sul web: i segugi della Postale si imbattono prima nelle foto che immortalano la bimba e poi in un video; tutto materiale destinato ai frequentatori di una piattaforma on line internazionale. Gli agenti non hanno molti elementi in mano: i file pubblicati e un nickname di fantasia.

Parte in quel momento una caccia serratissima che prosegue per tutta la notte e per la mattinata successiva. A un certo punto, le avanzate conoscenze informatiche degli operatori più specializzati consentono di creare una cyber-trappola (della quale non sveleremo il funzionamento per ragioni investigative) in grado di far crollare il muro di anonimato: "Abbiamo agito un po’ come i medici che hanno scoperto il primo caso di Covid in Italia, andando al di là dei parametri che venivano usati abitualmente in quel momento", il paragone scelto da Nardulli per inquadrare l’intuizione. Quello stratagemma si rileverà determinante per stanare il violentatore: da una ristretta cerchia di nomi si risale a quello dell’elettricista; e le informazioni anagrafiche confermano che l’uomo è padre di una bambina che non ha ancora compiuto due anni, quindi compatibile con l’età presunta di quella del filmato.

A inchiodarlo ci sono pure alcune istantanee sul profilo social ufficiale, che riprendono l’interno dell’abitazione nella Capitale: il colore del pavimento e una presa elettrica in un determinato punto della stanza sono identici a quelli che compaiono nel video condiviso sulla piattaforma. Scatta la perquisizione, con il supporto del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia minorile di Roma: i poliziotti sequestrano i file originali, l’i-Phone e il vestitino che la piccola indossava in quel momento. L’uomo, recluso a Regina Coeli, è accusato di tutte le fattispecie di reato previste dal codice penale in materia di sfruttamento dei minorenni per la produzione di materiale pedopornografico: rischia più di 20 anni di reclusione. Due ore prima del blitz della Postale, chattava sotto falso nome con un quindicenne per adescarlo.