LUCA TAVECCHIO
Cronaca

Patrick Zaki a Milano per presentare il suo libro: “Io dalla parte degli indifesi, le polemiche non mi faranno mai cambiare idea”

Il ricercatore egiziano, al centro della bufera per aver definito il premier israeliano “serial killer”, ha incontrato alcuni giornalisti nella sede della casa editrice che ha pubblicato il racconto della sua prigionia

Patrick Zaki nella sede della Nave di Teseo a Milano
Patrick Zaki nella sede della Nave di Teseo a Milano

Milano – Il suo libro si intitola “Sogni e illusioni di libertà” e ripercorre i terribili due anni trascorsi nelle carceri egiziane. Ma, alla luce di quanto gli sta succedendo ora, è un titolo quanto mai profetico, visto che Patrick Zaki dal 7 ottobre è braccato dalle polemiche. Escluso dalla tv (la sua partecipazione a “Che tempo che fa” è stata rinviata), cancellato dal Festival della Pace di Brescia, ridimensionato l’appuntamento al Salone del Libro di Torino, al ricercatore egiziano, per ora, resta solo Milano. Oggi, venerdì 13 ottobre, era nella sede accanto al Castello Sforzesco della casa editrice La Nave di Teseo, che ha pubblicato il volume. Lunedì 16 ottobre alle 21 sarà invece al teatro Franco Parenti.

Patrick Zaki firma le copie del suo libro nella sede della Nave di Teseo a Milano
Patrick Zaki firma le copie del suo libro nella sede della Nave di Teseo a Milano

Serial killer

Il calendario delle presentazioni del libro prevede altre tappe in Italia, sempre che altre cancellazioni non arrivino nel frattempo. La bufera sull’attivista per i diritti umani (come lui stesso si definisce), che ha trascorso nelle carceri egiziane quasi due anni per aver criticato il regime di Al Sisi, si è scatenata per le sue considerazioni sull’aggressione di Hamas ad Israele. Il suo pensiero è chiaro: quello che ha fatto Hamas – sostiene  – è una conseguenza della decennale politica coloniale e razzista di Israele e della sua sistematica violazione dei diritti umani, soprattutto a Gaza. Zaki però si è spinto anche oltre, nelle ore in cui la brutalità dell’attacco di Hamas iniziava a svelarsi, ha definito il premier israeliano Benjamin Netanyahuun serial killer”.

Terroristi

Parole che hanno scatenato un diluvio di reazioni. Le più critiche sono quelle che lo hanno definito amico dei terroristi. Per Zaki una sorta di ritorno al passato, visto che in patria l’accusa per la quale è stato condannato è stata, appunto, di far parte di un’organizzazione terroristica che mirava a rovesciare il governo. “Anche se – sottolinea – nessuno dei miei accusatori mi ha mai detto quale organizzazione fosse. Non c’è bisogno di essere affiliati a una specifica sigla, mi dicevano, basta quello che hai scritto”.

I civili indifesi

Ora, in scala molto minore, la cosa si sta ripetendo. “È una cosa molto dura per me – dice Zaki – sentire di nuovo la parola terrorista associata al mio nome, proprio come mi è successo in Egitto. Ma capisco che, in certe occasioni, quando hai opinioni diverse da quelle più diffuse è difficile. Soprattutto in momento come questo, in cui è in corso un enorme conflitto. All’inizio nessuno accetterà che tu non sia schierato da una delle due parti, che non sia parte di questo percorso. Anche se cerchi di spiegare in tutti i modi che tu stai solo dalla parte dei civili indifesi. La mia missione è pensare ai diritti umani. Alle persone che non hanno protezione: sono loro la mia preoccupazione, è alla loro causa che io voglio dare voce. Questo non significa essere contro una parte, ma pretendere che tutti abbiano gli stessi diritti”.

Appuntamenti cancellati

Sugli appuntamenti cancellati per la presentazione del suo libro, proprio in seguito alle sue ultime prese di posizione sulla questione palestinese, Zaki aggiunge: “Non mi spiego l’esclusione da questi appuntamenti e le ragioni per le quali io non possa presentare il mio libro da qualsiasi parte. Questo comunque non mi farà cambiare in alcun modo le mie opinioni. Sono grato alla persone che mi permettono di poter far sentire la mia voce, ma rispetto anche l’opinione di chi non lo vuole fare. Io continuerò ad accettare tutti, di qualsiasi opinione, di qualsiasi cultura, di qualsiasi genere”.

Il libro

Nel suo libro, “Sogni e illusioni9 di libertà – La mia storia”, uscito oggi venerdì 13 ottobre, Patrick Zaki racconta i due anni – tra il febbraio 2020 e il dicembre 2021 – vissuti nelle carceri egiziane. Prima a Mansura, città a 120 chilometri a nord del Cairo nella quale è nato 32 anni fa, poi nella capitale. Due anni durante i quali ha scontato sulla propria pelle la battaglia, condotta con articoli e post sui social, contro il regime egiziano. In particolare contro la persecuzione dei cristiani copti del Paese. 

Torture e privazioni

Un lungo periodo durante il quale il ricercatore e attivista si è scontrato con una realtà durissima. Fatta di torture, di situazioni igieniche al limite del sopportabile e di privazioni. “Una volta ogni 5 ore da una fessura della cella ci veniva passato un sacco contenente acqua calda che dovevamo bucare per poter usare”.  

Ansia, solitudine, speranza

Due anni in cui – spiega lui stesso nel libro – i suoi pensieri sono stati dominati da ansia, solitudine e speranza. Ansia per un presente spietato e futuro ignoto, solitudine reale e dei pensieri rinchiusi in una prigione, e speranza per alleviare le ferite e dare un senso alla propria battaglia. “Queste tre parole che – ha detto durante la presentazione – mi accompagnano anche adesso, dopo la liberazione. L’ansia è quella per il cambiamento, che mi fa continuare a lottare per i diritti umani degli indifesi. La solitudine è la mia più grande paura, tanto che non voglio mai essere solo. E infine la speranza di riuscire, con il mio lavoro, a cambiare le cose”.  

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